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Con quasi un miliardo di persone non in grado di accedere continuativamente a risorse idriche potabili, si può affermare senza timore di essere smentiti che quello dell’acqua è il problema che più di ogni altro desterà preoccupazione negli anni a venire. Ad esso sono infatti collegati moltissimi altri temi caldi collaterali, dal global warming, all’inquinamento, dalla sovrappopolazione alle carestie. In Europa la situazione è ovviamente meno drammatica che in altri continenti, ma il sapere che oltre 20 milioni di persone hanno avuto notevoli difficoltà nell’approvvigionamento quotidiano lo scorso anno, dà da pensare.

In Italia si sono svolte recentemente numerose manifestazioni a favore dell’acqua pubblica, contro la possibilità che questa risorsa possa essere privatizzata. I criteri per le tariffe dell’acqua sono di competenza nazionale, come recentemente ribadito da una sentenza della Corte Costituzionale, c’è però la possibilità concreta che in futuro la gestione dei servizi idrici, intesi come trattamento e distribuzione dell’acqua a 360 gradi (dagli acquedotti alle fognature, fino agli impianti di depurazione), possono essere affidati anche a società private. Se da un lato non mancano i fautori di una liberalizzazione parziale, che permetta di migliorare il servizio attraverso la concorrenza, dall’altra molti altri paventano il rischio concreto di un aumento incontrollato del prezzo finale dell’acqua per il cittadino.

Lo scenario italiano, da qualunque parte lo si veda, appare deprimente anche ad una visione scevra da contaminazioni ideologiche: la rete idrica nazionale fa…acqua da tutte le parti. I numeri, purtroppo, parlano chiaro: sono oltre 2,6 i miliardi di metri cubi di acqua persi dagli acquedotti nostrani. Le cause di qusto disastro sono da ricercarsi negli impianti non all’altezza, nelle strutture inadeguate, nella mancata manutenzione, con in più il classico corollario all’italiana, costituito dal rimpallo delle responsabilità tra amministrazioni locali e centrali.

La Rete, come oramai accade da qualche tempo, amplifica la portata della protesta e funge da volano per l’organizzazione di manifestazioni di portata nazionale, come quella che si è svolta sabato scorso a Roma in Piazza della Repubblica, per la ripubblicizzazione dell’acqua, per la tutela di beni comuni, biodiversità e clima, per la democrazia partecipativa. Grazie alla nascita di forum forum, blog e al massicio uso dei social networks per coordinare le diverse iniziative, che hanno trovato spazio anche sui media comuni, si è sviluppato un grande dibattito crossmediale sul tema . Con la speranza non restare con l’acqua alla gola…


fonte. wired.it
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