Palazzo Stelline Cconvegno
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L’opera grafica “Cristo di Lecco”
attribuita a Leonardo da VinciCristo di Lecco

Cristo di Lecco di Leonardo Da Vinci

Ricercatori sono venuti a Lecco nei giorni scorsi per analizzare dal punto di vista scientifico il “Ritratto di Lecco”, opera di proprietà di due collezionisti privati e oggetto di approfonditi studi al fine di stabilire la sua attribuzione al grande Leonardo Da Vinci. Da diversi mesi sono in corso una serie di indagini minuziose per svelare i misteri legati a quest’opera. Lo scorso gennaio erano già stati resi noti i risultati dei primi studi sull’opera: indagini scientifiche sulla carta incrociate con indagini storiche che ragionevolmente consentono di non escludere che l’opera possa effettivamente essere del genio toscano.

Un primo passo che oggi viene confortato da ulteriori preziose analisi circa la possibile datazione dell’opera. Se effettivamente possa trattarsi del vero Salvator Mundi di Leonardo. Al termine delle indagini, 24 pagine di analisi tecniche e analitiche effettuate sul foglio del Ritratto di Lecco, i ricercatori, hanno confrontato i dati con quelli acquisiti sul celebre Autoritratto Leonardesco della Biblioteca Reale di Torino, riscontrando alcuni dati simili, come lo spessore della carta e con la stessa distanza dei filoni, differenziandosi solo per alcuni elementi, portando dunque a confermare l’antichità del foglio.

Dagli esami diagnostici, tra le altre cose, è emerso come nel pigmento usato nel Cristo di Lecco vi sia la presenza di tracce di titanio dovuta alla compresenza oltre di ematite anche della ilmenite. In Italia questo minerale è abbastanza raro e presente in Trentino-Alto Adige, in Piemonte, nella provincia di Vicenza ma soprattutto nella provincia di Sondrio, specie in Valmalenco. La presenza di questo elemento è un ulteriore dato interessante per arrivare alla datazione dell’opera, dalla studiosa Annalisa Di Maria, già ipotizzata intorno al 1492, data che coincide, secondo fonti storiche, al passaggio di Leonardo dalla Valsassina, Valchiavenna e Valtellina”.

Molto interessanti anche le analisi (spettroscopia infrarossa) sulla composizione della carta, chiaramente di manifattura artigianale, che hanno rivelato la presenza, ovviamente, del segnale della cellulosa. La collatura (complesso di operazioni con cui, per mezzo di colle, la si rende impermeabile all’inchiostro) potrebbe essere a base di amido vista la presenza del caratteristico segnale che raggiunge, come intensità, quello della cellulosa. Infine non si evidenziano i segnali della gelatina. Assente il caratteristico segnale della lignina. Il mistero di Leonardo affascina, e le ricerche sull’opera continuano, assicura la studiosa, un viaggio dunque verso nuove indagini per approfondire ulteriormente quanto già confermato dai dati scientificiMassimo Mazzoleni (2)

Massimo Mazzoleni con Dario Bordet

Si è tenuto ieri pomeriggio, al Palazzo delle Stelline, il Convegno “Epistemologia della bellezza. Leonardo, un caso studio”. Una giornata di studi interdisciplinari alla quale hanno partecipato eminenti esponenti del mondo accademico, non solo italiano, ma anche internazionale. Attorno al tavolo dei relatori si sono succeduti: Rolando Bellini, storico e critico dell’arte professore di storia dell’arte, graphic art, arte museologia ed estetica presso l’Accademia delle Belle Arti di Brera; Fabio Minazzi, ordinario di Filosofia della scienza e direttore scientifico del Centro internazionale Insubrico; Pier Enrico Gallenga, professore ordinario di Clinica oculistica all’Università di Chieti-Pescara e medaglia d’oro dell’Oftalmologia italiana; Marco Marinacci, architetto e storico dell’arte professore in storia dell’arte moderna e contemporanea presso il Politecnico di Milano; Atila Soares Da Costa Filho in collegamento dal Brasile, lo studioso e storico dell’arte membro del comitato scientifico della Monna Lisa Foundation di Zurigo e della Fondazione Loeonardo da Vinci di Milano.

Ciascuno dei relatori, attraverso la propria specifica competenza, ha affrontato il percorso creativo di Leonardo da Vinci e il ruolo del grande genio italiano nell’ambito delle arti. L’attore Fabio Testi ha aperto i lavori con la lettura di alcuni precetti del Trattato della Pittura di Leonardo Da Vinci e l’assessore all’Autonomia e alla Cultura, Stefano Bruno Galli, ha dato inizio al convegno portando i saluti del governatore Attilio Fontana, dichiarando che “non possiamo rimanere indifferenti di fronte a iniziative che riguardano Leonardo e il nostro territorio”.

Il “Ritratto/Cristo di Lecco” di proprietà della famiglia Gallo Mazzoleni è stato oggetto di attente analisi che hanno consentito l’attribuzione di un ritratto, forse un autoritratto, del Maestro toscano, collocato temporalmente nel periodo compreso tra la fine del XV secolo e i primi anni del XVI secolo. Bellini ha precisato: “Per mia esperienza e conoscenza credo di poter sostenere e confermare che il reperto indagato, il cosiddetto ‘Cristo di Lecco’, di proprietà della famiglia Gallo Mazzoleni di Lecco, rivela la presenza della mano maestra di Leonardo da Vinci.

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