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Nuvole in viaggio. Esperienze di luoghi nel cinema

rassegna cinematografica a cura di Luciano Morbiato e Simonetta Zanon

 

mercoledì 9 novembre 2011 ore 20.30

proiezione del film Fitzcarraldo di Werner Herzog

La rassegna cinematografica Nuvole in viaggio. Esperienze di luoghi nel cinema, organizzata

dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche, proseguirà mercoledì 9 novembre 2011 alle ore 20.30, negli spazi Bomben di Treviso, con la proiezione del film Fitzcarraldo di Werner Herzog (Germania fed., 1981, durata 157’), una delle più ardite produzioni cinematografiche della storia del cinema.

All’inizio del Novecento l’eccentrico irlandese Brian Sweeney Fitzgerald vuole impiantare a Iquitos, nel cuore dell’Amazzonia, sfruttata allora per il caucciù, un teatro d’opera per celebrare il suo amore per il melodramma italiano, per Enrico Caruso.

La follia del protagonista coincide in questo caso con la folle determinazione del regista Werner Herzog di realizzare un film (il suo 24° lungometraggio) nei luoghi stessi dell’ambientazione, senza servirsi di teatri di posa, di modellini, come egli stesso racconta nel diario della lunga lavorazione (La conquista dell’inutile). L’episodio del battello che trasporta cantanti e scene

sulle cataratte di un affluente del Rio delle Amazzoni si risolve in una mostruosa e affascinante serie di sequenze della durata di 45 minuti (realizzata con costi insopportabili, non solo finanziari, ma in termini di incidenti, anche mortali).

Ancora una volta, dopo Aguirre, sono il volto allucinato e il corpo apparentemente smisurato di Klaus Kinski a rendere plausibile un personaggio che crede nei suoi deliri e li impone agli altri.

Il primo ciclo della rassegna Nuvole in viaggio, curata da Luciano Morbiato (esperto di storia e critica cinematografica) e Simonetta Zanon (Fondazione Benetton Studi Ricerche, paesaggista), proseguirà mercoledì 23 novembre alle ore 21 con il documentario Workingman’s Death (Austria-Germania, 2005, versione originale sottotitolata) di Michael Glawogger; e si concluderà mercoledì 7 dicembre alle ore 21 con il film Sentieri selvaggi (USA, 1956) di John Ford.

Gli appuntamenti del secondo ciclo saranno comunicati nei prossimi mesi.

auditorium spazi Bomben, via Cornarotta 7, Treviso

ingresso unico 4 euro

per informazioni: Fondazione Benetton, tel. 0422.5121, fbsr@fbsr.it, www.fbsr.it

Approfondimento, a cura di Luciano Morbiato

L’intera filmografia di Werner Herzog «the world’s most dangerous director» («Time», 16 luglio 2007) è posta sotto il segno di un eroismo folle e romantico, da Aguirre (1972) a Grizzly Man (2005), senza dimenticare la sua traversata invernale a piedi nel 1974, da Monaco a Parigi (cfr. il suo diario Sentieri nel ghiaccio). Non si tratta soltanto di raccontare delle avventure con le immagini,

ma di filmare, di riprendere delle imprese reali e difficoltose, pericolose, come Thomas Mauch e Rainer Klausmann hanno fatto, in Fitzcarraldo, per la nave Narinho lungo il corso di impetuosi fiumi amazzonici. La finzione della storia di Brian Sweeney Fitzgerald, innamorato del melodramma italiano, che vuole impiantare un teatro d’opera nella foresta, si fonde inestricabilmente con le difficoltà della lavorazione e delle riprese, durate quasi due anni, sempre sull’orlo del fallimento finanziario e del disastro umanitario.

Una nave che diventa alla fine un teatro nella foresta è una splendida invenzione visiva completata dalla voce di Enrico Caruso che si diffonde tra l’intrico della vegetazione e zittisce i pappagalli multicolori. La musica doveva essere quella di Wagner, del Sigfrido, ma il regista capì che non avrebbe funzionato: «mi accorsi che sarebbe stato un errore. Quando penso al finale con i Puritani di Bellini, credo che non sarebbe potuto essere diverso» (intervista a Grazia Paganelli).

All’inizio del film è la voce di Caruso a entrare in scena, a riempire lo schermo, prima ancora che si veda il protagonista, il sempre allucinato e straordinario Klaus Kinski, come a condizionare quello che seguirà, cioè ad indirizzare la sua visionaria volontà di potenza: realizzare guadagni sfruttando il caucciù proveniente da zone impervie per impiegarli nella costruzione del teatro in una città effimera. Anche qui, come già in Aguirre, i molti attori, compresa Claudia Cardinale, sono schiacciati dallo specialissimo rapporto-scontro che si intuisce tra regista e interprete, due poli magnetici che si attirano e si respingono, e che si realizzano, rispettivamente, nella creazione di un mondo e nel presidio esclusivo di quello stesso mondo.

La sequenza giustamente famosa nella quale la macchina da presa ruota attorno a Kinski, seguendo la voce del grammofono, sembra un omaggio al potere della musica di imprimersi dentro di noi e di far girare il mondo, ma essa registra anche il fallimento del progetto di Fitzcarraldo e richiama perciò il finale di Aguirre nel quale la macchina girava, quasi vorticosamente, attorno al conquistador e ai suoi uomini esausti, ai loro tesori divenuti ormai preda di branchi di scimmie.

Fondazione Benetton Studi Ricerche

ufficio stampa

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