A cura di Momi Symon
“… Poi un giorno quella bambina, l’Orietta, cresciuta in un mondo alla Guareschi tra i comizi del PCI e la messa la domenica, scopre di avere una voce meravigliosa, e incoraggiata dal papà inizia a cantare, e da allora non smetterà più. Come in un film, sulla sua adorata bicicletta pedalerà attraverso cinquanta e più anni di vita, di carriera e di storia d’Italia, vendendo oltre 16 milioni di dischi, partecipando a 11 Festival di Sanremo (12 con l’edizione 2021 – ndr), lasciando una traccia indelebile nel mondo musicale e in quello televisivo con canzoni e programmi semplicemente mitici”
(dal libro “Tra bandiere rosse e acquasantiere”, Rizzoli, 2020).
Oggi dopo 55 anni di carriera, in lei fa ancora capolino quella bambina che prende il sopravvento ogni qualvolta lei riesce a sorprendere con ironia e una verve invidiabile che ce la fa amare, incondizionatamente. Il segreto della lunga e produttiva carriera di Orietta è racchiuso nella forza della famiglia. “Mio marito Osvaldo mi è sempre stato accanto così come i miei figli. Decidiamo sempre tutti insieme”.
Orietta, sei una delle interpreti italiane più amate da tutto il pubblico, non solo per le tue indubbie doti vocali ma anche per la simpatia e per la spontaneità che ti contraddistinguono. Qual è la tua “arma”?
Non ho nessuna arma segreta, questo è il mio carattere e sono sempre stata così. Quando vado da Fabio (Fazio – ndr), non prepariamo mai niente e non esiste un copione; avrei dovuto fare solo una puntata o due, invece guarda quanti anni! Non mi piace parlar male degli altri, quindi ironizzo su di me e questo mi mantiene giovane. Ho fatto anche Masterchef Celebrity e Ballando, per gioco: non so ballare, mi sono buttata e anche divertita. In cucina poi, tra mia suocera e mia mamma, che erano bravissime, non osavo avvicinarmi ai fornelli e mio figlio mi rimproverava di non saper fare la sfoglia che mi veniva sempre con i buchi…
Orietta sei “beata” tra gli uomini, i tuoi uomini: Osvaldo, Omar e Otis. Quanto è importante la famiglia in una carriera così lunga e di successo?
È sempre stata al primo posto e abbiamo anche sacrificato un po’ di lavoro per la famiglia e la sua unione, rinunciando a trasmissioni importanti, solo per non allontanarmi da casa e dai bambini. Non ho mai lasciato che il lavoro prevalesse. Abbiamo condiviso quasi tutto, non senza qualche discussione, ma confrontandoci e prendendo ogni decisione insieme. È stata una grande fortuna avere mio marito vicino, col quale abbiamo portato avanti la nostra famiglia e il lavoro. Tutti i nostri colleghi portavano i figli nei camerini, noi li abbiamo portati una sola volta e rendendoci conto che erano disorientati, non lo abbiamo più fatto. Tra un concerto e l’altro tornavamo a casa anche solo per poche ore, per non fargli sentire la mancanza. Sono stai anni di grandi sacrifici che sono stati ripagati: oggi, nonostante qualche volta mi dicano che sono troppo apprensiva (li chiamo di continuo, grazie ai cellulari!), lavoriamo insieme e uniti, siamo una vera forza…
Orietta con le tue interpretazioni riesci a coniugare generazioni musicali diverse al punto che autori, giovani e meno giovani, ti propongono di continuo collaborazioni. Come scegli i brani che interpreterai?
Quando seleziono le canzoni, che talvolta custodisco a lungo nel cassetto, lascio che siano le emozioni a guidarmi. Quando un autore, qualunque sia, trova la strada del cuore, le canzoni diventano mie. A volte capita che al primo ascolto le senta lontane, poi cantandole scopro che la melodia e la mia interpretazione le avvicinano alle mie corde sorprendendomi.
Quale consiglio potresti dare a chi intraprende questo mestiere?
È un lavoro per il quale avere rispetto, senza la presunzione di fare tutto da soli. È importante confrontarsi e collaborare. Saper dire dei no e scegliere. Oggi purtroppo non tutti si rendono conto di quanto sia impegnativo, quanta fatica e quali sacrifici si debbano fare. Spesso succede che non ci si aspetti tanto e invece arrivi molto oppure si rimanga scottati da cocenti delusioni, quando si era certi del contrario. Mi capita spesso dopo uno spettacolo, di vedere dei giovani artisti che “fanno i preziosi” con i loro fans. Sbagliano, perché arriverà un giorno che quel pubblico che oggi evitano, lo andranno a cercare. Domani è un altro giorno, come diceva Rossella O’Hara e si deve ricominciare da capo se si vuole andare avanti… perché i tempi delle dive di Hollywood sono finiti.
Oltre 16 milioni di dischi venduti, 4 dischi d’oro, 1 disco di platino e 2 d’argento, tournée in tutte le parti del mondo, ma soprattutto un affetto sempre vivo da parte del tuo pubblico, sono le coordinate attraverso le quali si può leggere il tuo successo. Quanto è stato importante il loro sostegno?
Ci sono fan che hanno cominciato a seguirmi che erano bambini e le nonne cantavano loro le mie canzoni, oggi sono grandi e amano ancora la mia musica. Il pubblico è artefice del mio successo, senza il suo affettuoso consenso, non avrei avuto niente di tutto questo. È anche grazie a loro se ho avuto tanto e non posso che essergliene grata.
Sanremo è sempre Sanremo?
È sempre una grande emozione: il palco del teatro Ariston è proiettato sul mondo e la manifestazione è seguita da milioni di persone. Nonostante le tante presenze e l’esperienza, è proprio questa emozione che ci permette di comunicarci meglio al grande pubblico emozionandolo. Se non si emoziona l’artista, com’è possibile che si emozioni il pubblico che lo ascolta? Conservo nel cuore ricordi preziosi e in modo particolare il mio primo debutto del 1966, al Teatro del Casinò, con “Io Ti Darò di Più” con Ornella Vanoni e l’ultima partecipazione del 1992 al fianco di Giorgio Faletti con “Rumba di Tango”, che mi è particolarmente cara.
La partecipazione alla 71a edizione del Festival della Canzone Italiana cosa significa per te?
Rappresenta l’occasione importante di fare un bel regalo a chi ama la mia musica celebrando la mia lunga carriera con un ‘cofanetto’ che uscirà dopo il Festival contenente le canzoni più belle. È stata un’idea del mio Manager, oltre che amico, Pasquale Mammaro che ha creduto nella mia candidatura al Festival come occasione (anche) di festeggiare il mio matrimonio artistico con la musica e nella musica. “Quando ti sei innamorato” racconta un grande e importante incontro, quello della vita: sentimenti ed emozioni che possono nascere da ragazzini per diventare poi una vera passione di cui non si può fare a meno e che dura per tutta la vita. Potrebbe essere la storia di ciascuno di noi, innamorati di un unico grande amore: sicuramente la mia.
tratto da:
Milano 24orenews Marzo 2021

Roma 24orenews Marzo 2021











