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CHE BELL’INCONTRO È QUESTO. E CHE FELICITÀ

IO PROVO SAPENDO CHE TI FARÒ FELICE.

BENVENUTO IN COLLINA.

 

Sai, non era difficile farti “sentire” le Marche attraverso i suoni, i miti, i venti, le parole, le storie, le colline. Potevamo scegliere dei tour operators imbattibili: dal signore di Montefeltro a Valentino Rossi, da Paolo Volponi a Giacomo Leopardi, da Roberto Mancini a Maria Montessori…C’era solo da scegliere. Invece ci siamo fidati di noi stessi, e di quello che conosciamo per regalarti una possibilità. Ma una possibilità che non ti è mai stata offerta nella vita. Una “vacanza” senza uguali in Italia. Per questo, il nostro “viaggio nelle Marche” sarà diverso dai viaggi che Libero ti presenta  in tutte le altre Regioni d’Italia. Se sei pronto, cominciamo. Arrivando a Osimo, abbiamo fatto “ciao” con la mano al colle gemello di Recanati, all’ermo colle che svetta sulla Poesia non soltanto italiana. E ci dirigiamo al piccolo colle di Santo Stefano, appena cinque chilometri. Ma sta’ attento: non ti stiamo facendo un réportage: No, stiamo descrivendoti il viaggio, l’avventura che stiamo in questo momento facendo insieme a te e alla tua Famiglia. Stiamo entrando insieme. Come reagirai? La tua mano sta per essere presa, toccata, salutata e interrogata da un’altra mano, da tante mani. Ma è la prima mano che conta. Ti accoglie una giovane donna o un giovane uomo, tengono per mano un bambino o una bambina. Mentre vi scambiate i saluti la mano del bambino prende la tua. Ma non la stringe, senti le sue dita picchiettare sul tuo palmo, lui sorride, tu resti con la faccia da scemo e guardi l’accompagnatrice. Lei dice: “Roberta ti sta salutando”. Sei entrato nel mondo dei sordociechi. Non è un errore di battitura, non volevamo scrivere sordomuti: sordo cieco vuol dire che è cieco e sordo, cioè che i due sensi fondamentali della vita con gli altri e nel mondo non li hai. E allora? È questa la vacanza? Sì, questa è la vacanza meno “vacante” della tua vita.

 

La settecentesca Casa del Filo D’Oro domina la collina, tutto intorno è “casa”, sentieri e scalinate scendono e salgono. Attraversiamo vialetti e camminamenti affiancati da canaletti d’acqua che scorrono e scorrendo producono suoni e ritmi, e da siepi basse regolari di piantine odorose: rosmarino, salvia, origano, eccetera. Lavanda, gerani. Ti sorprende l’ordine intervallato delle piccole, brevi siepi. Ti sorprende lo scorrere dell’acqua e il suo trasformarsi in fontane e cascatelle la cui percezione del suono e della temperatura ti dicono quasi subito che sta rispondendo ad un codice perfettamente descrittivo: il codice dell’informazione e dell’orientamento. Tutto è codice naturale, integrazione e stimolo intellettivo e non solo per orientarsi, ma per sentirsi sempre “accompagnati”. Sei entrato in un mondo che dà ai sorodociechi l’udito e la vista attraverso la totalità sensoriale del corpo. Ognuno di questi bambini ospiti potrebbe accompagnarti dovunque, segnalarti gli ostacoli, fornirti ogni informazione su un luogo a te sconosciuto. Ma come? Con le mani. Oh, non con i gesti: i gesti non si vedono. Né con tentativi di articolazione della lingua in una fonazione palatale che caratterizza il linguaggio di tanti sordomuti e spesso deturpa il viso; e poi perché, visto che ci sono le mani. Ora qui tu non sei tenuto a imparare il metodo Malossi né tutte le sue variazioni ed evoluzioni: certo è che te ne viene voglia. Ti viene voglia di cambiare la tua vita. Ma non ti montare la testa: sei in qui in vacanza, ricordi? Se insisti puoi starci qualche giorno, se chiedi in giro scopri almeno una decina di persone che come te sono venute in vacanza e sono qui da trent’anni. La vita parla attraverso il corpo, e attraverso alcune persone che hanno dedicato e dedicano la loro vita alla felicità di corpi e anime dei quali il mondo esterno non saprebbe che farsene. Infatti in questa collina benedetta da Dio si sa che il fuori è sordo e cieco verso questi bambini e verso gli adulti che diventerebbero oggetti da espellere se si ritrovassero un giorno lontano da qui. Qui non è un luogo di recupero, di cura, di arrivederci-e-grazie. Qui è un mondo per la vita: ci sono scuole, laboratori, aziende, coltivazioni, imprese, mestieri, professioni intellettuali.

 

Qui somiglia tanto a un luogo che ti fa vedere il mondo esterno, cioè il nostro, come una prigione.

Tutto è nato da una pazza: Sabina Santilli, abruzzese, sordocieca. Ma la sua storia non te la possiamo raccontare qui. Ce la faremo raccontare lì. Così come ci faremo raccontare il nome che fu dato a questo luogo (Lega del Filo D’Oro), quale svolta riuscì a dare quel “demonio” di Don Dino Marabini, e come questo luogo diventò il modello della bellezza e dell’energia grazie all’arrivo qui, come volontario, di Rossano Bartoli che ha chiamato il mondo intero a guardare e amare questa collina di Osimo. E altri fulmini di guerra. Due nomi: Renato De Santis e Renzo Arbore. Vedi, quando sarai qui ti piglieranno per mano e ti vorranno portare dappertutto, a vedere tutto, a provare tutto, a lavorare, a giocare, a chiacchierare. Ti diranno i loro nomi, ci sarà qualcuno più seducente di altri, qualcuno ti sarà più simpatico e non è detto che tu sia simpatico a tutti. Ci metterai un giorno a dire il tuo nome con i polpastrelli della mano, e a capire i nomi di tutti; saprai come si “tatta” laboratorio, come si “tatta” reggi qui, spòstati, fantastico, no questo è venuto male… sarà dura decidere di non restare qui e trasformare una lingua straniera in una eccitante reinvenzione della tua vita. Forse abbiamo detto l’essenziale. E poi l’accordo è che quello che non abbiamo detto lo scoprirai da solo. L’ultima cosa che ti vogliamo dire, così come un arrivederci, è che questo che abbiamo chiamato “metodo Malossi” non è un accrocchio tecnico. Lo studioso che lo ha attualizzato e codificato aveva a disposizione un alfabeto antichissimo, generalmente integrato con altri linguaggi dei segni, più comuni tra i sordomuti, ma che, per le sue caratteristiche non verbali, è stato praticato da tempo immemorabile, con innumerevoli varianti, da chiunque abbia avuto voglia o necessità di comunicare con un “linguaggio segreto” non comprensibile… dal nemico?, dagli sbirri?, dai galeotti?. Insomma, un alfabeto della “malavita” o della salvezza, a scelta. Ciao

 

LIBERO Stile

Edizione  LUGLIO-AGOSTO 2010

 

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