FORLINPOPOLI LO SQUACQUERONE E LE SORGENTI TERMALI
Forlinpopoli Lo Squacquerone E Le Sorgenti Termali

Su e giù per le terre romagnole

di Alessia Placchi

Sulla via Emilia, tra Forlì e Cesena si rimane impressionati dal continuum di chioschi che propongono la piadina nelle versioni più tradizionali, come con lo squacquerone, a quelle più insolita con crema di cioccolato e nocciole… La piadina è così importante per i romagnoli che Giovanni Pascoli le dedicò un poemetto. Forlì è anche la patria dei cappelletti, generalmente più grandi dei tortellini dei quali condividono le forme, ma con un ripieno del tutto particolare: ricotta, uova, lonza di maiale arrostita, pepe, noce moscata e formaggio grattugiato. Il consumo dei cappelletti è in brodo di cappone. Merita una visita la basilica di San Mercuriale, magari perdendosi sotto i porticati del centro, prima di tuffarsi nella Pinacoteca che conserva opere di Cagnacci e Guercino. A Forlimpopoli tappa d’obbligo presso la Scuola di cucina di Casa Artusi, dove s’insegna a impastare farina di tipo 1, acqua, strutto e sale di Cervia per modellare la piadina perfetta, quella realizzata secondo il disciplinare dell’IGP, prima di spalmarci su lo squacquerone. Formaggio molle, scivoloso, più lieve dello stracchino e da consumare molto fresco, lo squacquerone trae origine sulle colline del Cesenate da latte vaccino pastorizzato, e dal luglio 2012, ha ottenuto la DOP. Evitando strade trafficate, Bertinoro è a pochi chilometri. Qui si produce il vino ideale da consumare con la piadina. È infatti la patria dell’Albana, dai risvolti chiari e dal finale simpaticamente amarognolo. La si coltiva quando la strada inizia a salire e spesso s’impenna. A Bertinoro i vigneti sono esposti ora verso il mare, ora verso l’argilloso entroterra. Che sia secca, dolce, spumante o appassita l’Albana riesce sempre gradevole e fresca. La vista da Piazza della Libertà spazia sull’ultima porzione di pianura padana sino al grattacielo di Cesenatico. Non distante, la Rocca, dove dimorò Federico Barbarossa, ospita un singolare museo interreligioso mentre bisogna risalire in automobile per visitare la pieve di San Donato, nella frazione Polenta. In località Fratta, l’acqua. Anzi, le acque! Si caratterizzano per differenti componenti le undici sorgenti lungo il percorso del rio Salso: sulfuree, magnesiache e bromoiodiche quelle più praticate sotto il profilo terapeutico. Dirigendosi verso sud, a Rocca San Casciano si incontra un altro simbolo della Romagna, il bovino di razza Romagnola. Questa è apprezzata per la sua attitudine alla produzione di carne dalla tessitura molto fine e scarsa infiltrazione di grasso. Gli animali vengono allevati spesso su terreni marginali e collinari, caratterizzati dalle rive, concrezioni simili ai calanchi. Si può dare l’addio alla Romagna in una trattoria del paese. Ci si va per le tagliatelle ai funghi porcini e per la carne di Romagnola alla griglia. Ed è quasi Toscana…

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