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Sorrentino Vini: una storia di vulcano, vino e radici familiari
La prima giornata del nostro viaggio esperienziale ci ha letteralmente catturato, coinvolgendo con grande interesse e soddisfazione tutti i nostri sensi. Non da meno è stato il secondo giorno, ad iniziare dal tour guidato tra le vigne della Tenuta Sorrentino, alle pendici del Vesuvio, di fronte alla vista mozzafiato sulla Penisola sorrentina e l’Isola di Capri, nel mare di Napoli.

Bosco tre Case: il mistero del nome tra storia, leggenda e… vigne segrete
Il luogo che ospita Sorrentino Vini, nella frazione “Bosco tre Case” a Sorrento, ha un nome che sembra uscito da una fiaba, e in effetti la sua origine è avvolta in un insieme di storia e curiosità popolari. A raccontarcela è Benny Sorrentino, con aneddoti e piccoli segreti, mentre ci guida tra i vigneti di famiglia. Benny (Beniamina all’anagrafe), enologa, è la terza generazione a portare avanti la tradizione vitivinicola iniziata dalla nonna di cui porta con orgoglio il nome.
Ma torniamo all’origine del nome di Bosco tre Case, su cui sono nate diverse teorie e leggende. Benny ci racconta le “Tre case nel bosco”. Sembra l’inizio di una fiaba, invece è una delle teorie più accreditate: «Un tempo, questa zona era una radura isolata tra i boschi di castagni e ulivi, con solo tre abitazioni rurali visibili». Un toponimo nato per orientarsi in un’epoca in cui le mappe erano rare.

Oggi, Bosco tre Case è celebre per le “vigne eroiche” di Sorrentino Vini, aggrappate ai terrazzamenti con vista sul Golfo di Napoli. Il nome, da luogo quasi dimenticato, è diventato sinonimo di vitigni autoctoni come il Piedirosso e la Sciascinoso, che qui trovano un microclima unico.

Il Vesuvio: un terroir unico di fuoco e passione

La Tenuta Sorrentino sorge in uno dei terroir più affascinanti al mondo: le pendici del Vesuvio. «Qui il suolo è un mosaico di cenere, lapilli e lava solidificata – ci spiega Benny. Questo terreno vulcanico, ricco di potassio, fosforo e minerali, dona ai vini una mineralità unica e una complessità aromatica che li rende inconfondibili».
La fortuna di Sorrentino Vini è scritta nel terreno vulcanico, fertile e generoso, che conferisce ai vini una personalità inconfondibile. Le vigne si estendono su 40 ettari di pendii che guardano il mare, abbracciati dalla forza silenziosa del Vesuvio. Questo terreno, frutto di secoli di eruzioni, è ricco di minerali, ben drenato e straordinariamente adatto alla viticoltura.
«Le radici delle viti penetrano in profondità nella terra vulcanica, dove trovano acqua, umidità e una sorprendente riserva di nutrienti. Ma ciò che rende questi vitigni davvero speciali è la loro resilienza millenaria», continua Benny. I vitigni autoctoni come Caprettone, Piedirosso e Aglianico sono sopravvissuti per secoli, adattandosi alle eruzioni, alla cenere e ai mutamenti del paesaggio. Le eruzioni del Vesuvio, che hanno modificato la geografia e la composizione dei suoli, non hanno fermato queste viti, ma le hanno rese più forti, selezionando nel tempo le piante più adattabili e resistenti.
«Ogni vite affonda le sue radici nella memoria geologica del territorio, tra pomici, ceneri e lapilli, e da questa matrice primordiale assorbe non solo nutrienti preziosi, ma anche una forza ancestrale, che si riflette nei vini. Ne derivano profumi intensi, strutture complesse, mineralità vibranti e una persistenza aromatica che parla di fuoco e tempo», ci spiega la nostra guida.

Sorrentino Vini: le origini

Nonna Benigna e la madre delle viti
Lungo la passeggiata nel cuore del vigneto, Benny si ferma davanti a un cartello che sorge in mezzo a due viti secolari. Queste viti, considerate il simbolo delle radici storiche dell’azienda Sorrentino, rappresentano un patrimonio genetico unico, conservando caratteristiche antiche delle varietà locali.
La tradizione vitivinicola della famiglia Sorrentino affonda le sue radici nel cuore della terra vesuviana, ed è stata Nonna Benigna ad iniziarla. Figura indimenticabile, affettuosamente chiamata “la Marescialla” per il suo portamento deciso e la sua capacità di tenere in riga tutti con dolce fermezza, fu proprio lei a riconoscere il valore profondo di quella terra di lapilli e fuoco, apparentemente ostile, ma in realtà generosa e piena di vita.
Negli anni del dopoguerra, con tenacia e visione, Benigna recuperò una pianta antica, trovata tra le rocce nere e la polvere di cenere: la madre delle viti, come amava chiamarla. La piantò con cura, quasi come se stesse restituendo alla terra un pezzo della sua memoria. Da quel gesto umile ma lungimirante prese forma la prima piccola vigna di famiglia, da cui si sarebbe sviluppata, nel tempo, l’intera azienda.
«Quella pianta non era solo vite» racconta oggi Benny, terza generazione a portare avanti la tradizione avviata da nonna Benigna. «Era speranza, era futuro. Mia nonna diceva sempre che “la vite vera nasce solo dove il vulcano ha già detto la sua”».
Con quel primo gesto, Nonna Benigna non solo piantò una vite, ma seminò un destino: quello di una famiglia intera che, ancora oggi, vive e lavora tra quelle stesse colline, onorando la terra con ogni vendemmia.

Sorrentino: ecco i vini che abbiamo degustato

La nostra visita alla Tenuta Sorrentino non poteva che concludersi con la degustazione di alcuni vini, per la precisione 4, (accompagnati da squisiti grissini e altre prelibatezze della casa):

  1. Dòrè Caprettone Vesuvio Spumante DOC (2022) (Caprettone 100%). È il primo spumante di qualità ottenuto dal vitigno Caprettone, lanciato nel 2019 ma frutto di sperimentazioni iniziate già negli anni 2000. Di colore giallo paglierino con riflessi dorati, le sue note aromatiche, vivaci e armoniose, ricordano i profumi della terra vesuviana, mentre la sua storia affonda le radici nel passato: testimonia la provenienza antica del Caprettone ai tempi ‘del re’ Carlo d’Angiò (in napoletano ‘dò rré’).
  2. Vesuvio Vigna Lapillo – Lacryma Christi Rosato DOC Superiore (Piedirosso 80%, Aglianico 20%). Realizzato nel 2000 per valorizzare i vitigni autoctoni con pratiche agronomiche avanzate, esprime oggi un perfetto equilibrio tra struttura e freschezza. Un rosato vesuviano elegante, minerale e intenso, che racconta l’evoluzione enologica di un terroir unico.
  3.  Vesuvio Vigna Lapillo – Lacryma Christi Bianco Superiore (Caprettone 80%, Greco 10%, Falanghina 10%). Questo vino, dal colore giallo paglierino luminoso, emana profumi intensi di frutta a polpa bianca, ginestra, erbe mediterranee e una fine mineralità. Strutturato ma fresco al palato, con una sapidità spiccata e un lungo finale balsamico, che richiama il respiro del Vesuvio.
  4. Vesuvio Villa Lapillo – Lacryma Christi Rosso Superiore (Piedirosso 80%, Aglianico 20%). Dal colore rosso rubino intenso con sfumature granato, emana profumi complessi di ciliegia matura, prugna, liquirizia, pepe nero e leggere note affumicate. Elegante e avvolgente al palato, con tannini ben integrati, freschezza viva e un finale lungo e minerale, che richiama la potenza silenziosa del Vesuvio.

“Praesentia, gusto di Campania. Divina”: prima tappa – seconda Giornata

’e curti – dove la tradizione Vesuviana si fa gastronomia

Si conclude tra i profumi del Lacryma Christi e i racconti che intrecciano fede e gastronomia la prima tappa di Praesentia, il ciclo di eventi promosso dalla Regione Campania per celebrare il patrimonio del territorio vesuviano. Dopo una mattinata tra le vigne del Vesuvio, bagnate dalla luce dorata del sole e dominate da un panorama mozzafiato sul Golfo – dove lo sguardo abbraccia Capri, Ischia e Procida – il nostro percorso ci conduce nel cuore di Sant’Anastasia. Ad accoglierci, tra i vicoli di questo borgo ricco di storia, c’è ’e curti, tempio della gastronomia a conduzione familiare e luogo dove sacro e profano si incontrano a tavola.

“Praesentia”, un’esperienza da vivere… per gustare l’Italia
Sorrentino Vini
è un’eccellenza del territorio italiano, inserita nel progetto “Praesentia – Gusto di Campania. Divina”.

 

 

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