Malattia di Crohn, farmaco biologico migliora guarigione mucosa
Nella malattia di Crohn, patologia cronica dell’intestino che in Italia colpisce circa 100 mila persone, la cicatrizzazione della mucosa è uno dei traguardi più importanti per i pazienti. Uno studio internazionale pubblicato su Gastroenterology dimostra l’efficacia, in termini di cicatrizzazione, di un farmaco (vedolizumab) soprattutto nei pazienti mai trattati con farmaci biologici.
La ricerca «rinforza il concetto che i pazienti con malattia precoce rispondono meglio ai farmaci biologici, non solo per quanto riguarda i sintomi ma anche per quanto riguarda il danno strutturale inteso come lesioni endoscopiche e come danno radiologico», spiega Silvio Danese, primo autore dello studio, responsabile del Centro malattie infiammatorie croniche intestinali di Humanitas, coordinatore di Humanitas Immuno Center e docente di Humanitas University.
In genere la malattia di Crohn si presenta nell’ultima parte dell’intestino tenue (ileo) e nel colon, ma può presentarsi in qualsiasi parte del tratto digerente, dalla bocca all’ano e persino nella cute intorno. Per la prima volta lo studio valuta l’effetto del farmaco oltre la mucosa intestinale attraverso la risonanza magnetica. «I risultati – continua Danese – dimostrano che il farmaco è in grado non solo di cicatrizzare a livello endoscopico la mucosa, ma anche attraverso tutti gli strati della parete intestinale come evidenziato dalla risonanza magnetica, dal momento che la malattia interessa l’intestino a tutto spessore».
Per ottenere questi risultati, diagnosi e trattamento precoce sono di fondamentale importanza. Lo studio di fase III, in aperto – spiega una nota dell’Humanitas – ha incluso 110 pazienti con malattia di Crohn in fase attiva. Circa un terzo ha ottenuto la remissione endoscopica dopo 52 settimane di trattamento e due terzi hanno ottenuto una remissione istologica alla settimana 26.
La malattia di Crohn è una patologia cronica, progressiva e disabilitante che causa un’infiammazione del tratto gastrointestinale e che può favorire lo sviluppo di restringimenti, fistole o ascessi che necessitano di intervento chirurgico in circa la metà dei pazienti entro dieci anni dalla diagnosi.
fonte copyright: farmacista33