Il Cairo

di Teobaldo Fortunato

A novembre, quando in Italia, il clima si prepara ai rigori dell’inverno, al Cairo le temperature sono moderate. Uno dei periodi ideali per aggirarsi tra aree archeologiche leggendarie o crociere “pigre” sul Nilo, alla ricerca di atmosfere suggestive come quelle degli Anni Venti. E i mercatini? Imperdibili! I profumi delle terre nilotiche si mescolano ai sapori forti e speziati, ai colori del lino ed alle paccottiglie per i turisti in cerca di souvenir a buon mercato! A guidarci è Marina Morosini, veronese, discendente dai dogi veneziani che ha insegnato Lingua e Letteratura italiana alla Cairo University. Ci consiglia percorsi inediti che si stigmatizzano nell’immaginario collettivo. «La prima meta è la piramide di Dashur, definita la piramide perfetta. Tutti conoscono le grandi piramidi di Cheope, Chefrem e Micerino e la straordinaria Sfinge non lontano» racconta Marina «ma questa area archeologica è stata aggredita dall’urbanizzazione. La piramide “perfetta” o piramide “rossa” è isolata nel deserto, come 2500 anni prima di Cristo. Potete entrare salendo e poi scendendo per uno stretto cunicolo. E, rimarrete stupefatti per il colore delle pietre, l’ardita costruzione». A piedi, nel deserto, in circa dieci minuti si raggiunge la Piramide Romboidale, un errore di calcolo. Si stava costruendo la piramide, quando i tecnici si accorsero che l’inclinazione dei lati non era corretta, pertanto si cambiò la pendenza dei lati con un curioso effetto a rombo. «E, a proposito di deserto, ricordate che Il Cairo non è sporco, è polveroso!», sottolinea Marina. Il deserto è proprio confinante, non piove mai e il vento porta la sabbia in città. La bionda nobildonna veneta ci accompagna nel quartiere medievale di Khan el Khalili: un intrico di viuzze con gioiellerie, antiquari, tessuti e spezie. Un enorme bazar, frequentato dai cittadini locali e ovvia meta dei turisti. «La prima sosta è la grande piazza adiacente alla moschea di Al- Hussayn. La prima tappa è un locale dove gustare la “fetira”. In verità, la pasta è simile a quella della nostra specialità, con molto più grasso. I “pizzaioli” sono dei giocolieri; fanno roteare con una sola mano l’impasto che si allarga in modo uniforme ad ogni piroetta. La potete gustare salata con pomodoro e formaggio o dolce con zucchero e noccioline». La seconda tappa è da El Fishawi, una indiscussa istituzione: si trova nel cuore del mercato. È stato il ritrovo di intellettuali. Il premio Nobel per la Letteratura 1988, Naguib Mahfouz, era un cliente abituale. Vi offrono di fumare la “shisa” ovvero la pipa ad acqua. A Il Cairo ci si perde fra le strette vie, un occhio alle mille e colorate mercanzie e un occhio in alto a scoprire gli archi, le finestre e gli edifici antichi. Tra orpelli, costumi per la danza del ventre e vasi e canopi d’alabastro e applique con piccole sfere di vetro colorato, l’impressione è di essere in un “Paese delle meraviglie”. Marina ci conduce nel cuore della città straordinaria e caotica, indolente e frenetica; e, attraversando la strada principale, raggiungiamo un mercato coperto: quello dei “Tent Makers” o Kayamiya. «Troverete un tipo di lavorazione che non ho incontrato altrove. Vengono cuciti pannelli con applicazioni di stoffe colorate che formano disegni decorativi». Un mercato solo per cairoti è senza dubbio, “Wikala el Beda”: un tripudio di colori, un arcobaleno di stoffe, una scelta infinita sia di tessuti per arredamento sia per vestiti. Una curiosità: le donne musulmane escono coperte e con il velo sul capo. Ma per i loro uomini, solo per i loro uomini, riservano le delizie della loro femminilità. Straordinario è il cosiddetto “Teatro dei Dervisci”, il luogo dove i Dervisci pregavano con la loro tipica danza rituale: un continuo girare su se stessi con un braccio rivolto al cielo per catturare l’energia celeste. Anche il Teatro dell’Opera del Cairo accanto al Nilo merita una visita. Di giorno, con la sua linea armoniosa e i suoi colori sabbia/rosato, corrisponde perfettamente all’idea che abbiamo di un edificio “arabo”. Come resistere ad un’imperdibile Aida, L’Elisir d’Amore ed il balletto Zorba il Greco con musica e coro dal vivo, sotto il cielo stellato e lo scorrere silente e ininterrotto del fiume? In questa atmosfera, non può mancare la navigazione in “feluca”. È vero, il Nilo è accogliente: vi sono battelli ancorati, barche a motore, assordanti. «La feluca – conclude Marina – è tutt’altra cosa: scivola silenziosa lungo la corrente, per risalire approfitta del debole vento serale e con il piegarsi sapiente dell’unica vela riesce a riportarti da dove era partita. Anche noi sulla feluca. Godiamo della surreale atmosfera ma da cesti sapientemente allestiti escono piatti e riso, hummus, babagannu, e involtini con foglie di vite e spiedini arrostiti sul carbone». E allora, non ci resta che rispolverare le vecchie valigie tanto vintage, bandire, almeno per un viaggio, i pur comodi trolley e partire! Il Nilo continuerà a scorrere per millenni ancora, in barba a pandemie e tempi inquieti come quelli che stiamo vivendo.

Tratto da
Milano 24orenews italiadagustare Novembre 2021
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