Otto è più di un mezzo.
Otto artisti internazionali in dialogo con Villa Arconati
Pierluigi Bellacci –Jean-Luc Guérin – Herman Krikhaar – Antoni Taulè – André Queffurus – Josep Uclès – Varozza – Jean Verame
Curatori: Peter Deckers e Helena Stork
la mostra è patrocinata da Fondazione Augusto Rancilio
in collaborazione con la Fondazione Krikhaar, Kiron Galerie e Kiron Art Invest. Otto è più di un mezzoun titolo che riassume l’esposizione, ma che merita anche una spiegazione. “Otto” sta evidentemente per otto artisti, pittori contemporanei di fama internazionale, che provengono da tutta Europa: i Paesi Bassi rappresentati da Krikhaar, la Francia con Guérin e Queffurus, la Spagna con Taulè e la Catalogna con Uclès, il Belgio con Verame, la Svizzera rappresentata da Varozza, e naturalmente l’Italia con Bellacci. Ciascuna delle opere di questi artisti è parte integrante della Collezione Kiron e frutto di una ormai pluriennale sinergia artistica. “è più di un mezzo”: in otto prestigiose sale del piano nobile di Villa Arconati, ornate di affreschi e stucchi settecenteschi, si instaurano otto universi differenti. Ogni artista dialoga con l’architettura e i colori della sala, che diventano il “più di un mezzo”, in quanto l’attore principale dell’esposizione è proprio Villa Arconati. Soprannominata “la piccola Versailles di Milano”, la villa ritrova -proprio attraverso questo scambio- quella vita d’altri tempi in cui era luogo privilegiato dell’amore per l’arte e per la cultura, spazio in cui meraviglia ed emozione convivono ancora oggi ad ogni passo.
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In un’atmosfera verde acqua, le tele architettoniche di Antoni Taulè giocano con lo spazio e ne raddoppiano le prospettive. I dipinti luminosi di Varozza, grazie alla loro tecnica particolare, sottile incontro di acrilico e pastello, donano l’illusione sulle pareti di essere parte di quegli affreschi presenti da sempre. Allusioni alle sculture del parco della villa completano questa delicata illusione. Una profonda sinergia si instaura, dunque, tra le opere e gli spazi che le accolgono. Ciascuno di questi artisti contemporanei internazionali imprime sottili variazioni sull’idea di pittura, arricchendo gli spazi con la propria specifica sensibilità. Dopo una prima sala, dove le tele di Jean-Luc Guérin dipinte a Berlino giocano con le sfumature del grigio, si scoprono le opere piene di movimento e di gioia, forme disegnate con il forte tratto distintivo di Herman Krikhaar: in armonia con le pareti rosa, le figure danzano e ci conducono nella sala successiva, dove si dispiega l’universo letterario di André Queffurus. Ancora qualche passo ed eccoci faccia a faccia con Jean Verame, il “pittore del deserto”. La sua tela monumentale ci rinvia al viale di carpini saggiamente allineati, le ballerine di fresca verzura che danzano nella brezza leggera. Le opere di Bellacci, massicce e scultoree, si mettono in risonanza con la forza strutturale dell’edificio. Totalmente in contrasto, nella sala successiva, troviamo le opere luminose e poetiche di Varozza. Poi è la volta di Taulè, con le sue tele dominate dall’oscurità per far risuonare al meglio la luce. La strabiliante opera dei Fratelli Galliari, che troneggia maestosa dal Settecento nella Sala di Fetonte, ingloba il visitatore nel suo trompe l’oeil colossale. Un’ultima sala, con il suo silente personaggio addormentato nell’oblio di un sogno senza tempo, ci attira verso l’opera monumentale di Josep Uclès. Ogni artista dialoga, qui, attraverso l’essenzialità della propria arte.
GLI ARTISTI
Pierluigi Bellacci (1948) Formatosi all’Accademia di Roma negli anni ’70, Bellacci ha poi lavorato principalmente con i colori naturali, beige, neri, bianchi, talvolta punteggiati di tocchi di rosso, blu o oro. La sua pittura è caratterizzata da forti forme simboliche al limite tra l’astrazione e la figurazione. Oggi la sua pittura evolve verso quell’ampio campo che congiunge materialità e spiritualità, da cui nascono i suoi “dipinti scolpiti”.
Herman Krikhaar (1930-2010) Pittore fin dalla tenera età, Krikhaar ha dedicato tutta la sua vita all’arte. La sua fama gli deriva anche dalla Galleria ad Amsterdam dove ha esposto dal 1963 al 1988 tutti i maggiori nomi del XX secolo: Karel Appel e gli artisti del movimento CoBrA, Picasso, Saura, Takis, Chagall. Grande collezionista, egli ha riunito una collezione di opere al tempo stesso antiche e contemporanee. Ciò nonostante egli si è sempre sentito pittore. A partire dal 1972 ha vissuto a periodi alterni nel Sud della Francia, realizzando la maggioranza delle sue opere nell’Haut Var (Salernes), ispirandosi al movimento della vita.
André Queffurus (1939) Nato a Marsiglia, Queffurus ha visto nascere la propria vocazione frequentando i musei, dove ha assorbito l’arte dei grandi maestri (Picasso, Van Gogh). Ha sviluppato una grande affinità con i Pittori Fiamminghi e il loro modo di trasmettere la luce. Ha vissuto in passato in diverse città e regioni (Haut Var, Bretagna, Westphalen in Germania), oggi vive e lavora a Parigi. “Io non faccio quadri, io dipingo” dichiara, lui che cerca di tradurre il colore a partire dai neri e i grigi, ma non solo.
Jean-Luc Guérin (1944) Nato in Francia, Guérin ha da subito sentito la necessità di realizzare la sua arte in luoghi diversi, e ogni cambio di atelier ha portato a variazioni nella sua pittura. Ha lavorato a Parigi, New York, Stoccolma, Berlino e più di recente in Provenza. A partire dagli anni ’80, Jean-Luc Guérin è stato scoperto dai più grandi collezionisti e operatori culturali, diventando così una figura cardine del post-minimalismo francese. Ha sempre saputo far procedere di pari passo la libertà con il rigore, la presa di distanza con il lirismo personale, vissuti come principi indissociabili nella strutturazione del suo lavoro. La tela diventa così luogo di dibattito e d’incertezza, in cui la ricerca di spiritualità s’incarna nel gesto, in un rapporto inscindibile tra calcolo e spontaneità. Pittura come sofferenza e piacere.
Antoni Taulè (1945) E’ con la convinzione della propria vocazione di pittore che Antoni Taulè ha frequentato gli studi di architettura a Barcellona. Trasferitosi a Parigi, egli vi realizzerà un’opera in cui spicca la propria formazione. Contrariamente alle apparenze, lo spazio che egli sviluppa è tutto tranne che realista, arrivando a luci che hanno l’apparenza di astrazione. Taulè abbraccia tematiche differenti attraverso il principio della serie, declinando con sontuosità gli aspetti simbolici, architetturali e persino teatrali dei propri soggetti, in una relazione tra un interiore costruito, e lo spazio esterno.
Jean Verame (1939) Nato in Belgio, ha praticato la pittura in Francia, a Parigi e a Saint-Rémy in Provenza. Tuttavia l’artista, soprannominato “il pittore del deserto”, deve la sua fama a livello internazionale grazie ai propri interventi in loco, nella grande tradizione della Land Art.
Le sue rocce e porzioni di paesaggi dipinti hanno colorato i deserti del Sinai e del Marocco.
Egli ha declinato lo spirito dei propri interventi sottoforma di dipinti, disegni ma anche di performance e di installazioni.
Josep Uclès (1952-2013) Pittore catalano scomparso prematuramente, Josep Uclès ha esposto tanto in Europa quanto negli Stati Uniti (New York, Chicago, Los Angeles) e nell’America Centrale (Messico, Venezuela, Paraguay). Uclès è pittore neo-figurativo: il suo intervento passa attraverso la figura simbolica rivisitata e un gioco con differenti linguaggi pittorici, sia figurativi sia astratti. I suoi dipinti hanno fondato un universo in cui si sfiorano sessualità festiva, studio dei simboli della cosiddetta società consumistica, soggetti immersi in un’atmosfera magica e colorata.
Varozza (1955) In seguito agli Hautes Etudes in arte in Belgio, Varozza, di nazionalità svizzera, pratica in un primo tempo l’arte performativa, d’installazione, video e cinematografia sperimentale. L’artista si è in seguito rivolto verso la pittura e la scultura monumentale (Parigi, Bruxelles, Milano, Hyères, Anversa). La pratica della propria arte lo porta anche verso la scultura in vetro, a Murano, con Egidio Costantini. Si avvicina anche all’arte della gioielleria con la Diamond Cup, scultura in oro e diamanti, ammirata da sette milioni di visitatori all’Esposizione Universale di Shanghai nel 2010. Ha praticato la pittura a Bruxelles e a Parigi ed oggi nel Sud della Francia. Pittore dei sensi, Varozza, attraverso la sicurezza del tratto e la luce dei colori, apre una via pittorica in cui il dipinto esiste in quanto “laboratorio di pensiero”.
La mostra è aperta dal 25 aprile al 31 ottobre 2015
ven – sab – dom (visitabile durante le visite guidate al piano nobile di Villa Arconati)