Massimo Popolizio Matteotti, un racconto del nostro tempo

Il piccolo delizioso teatro ottocentesco di Cortemaggiore, in provincia di Piacenza, ha inaugurato la sua stagione teatrale, con un magistrale monologo di Massimo PopolizioMatteotti, un racconto del nostro tempo“, dedicato alla figura di Giacomo Matteotti, al suo intenso rapporto epistolare con la moglie Velia, e con tutte le fasi del suo inestimabile lavoro in quegli anni dentro al parlamento fino al suo assassinio il 10 giugno 2024 da parte dei sicari fascisti, arrivati da Milano, 5 maschi adulti, corpulenti, eccitati e sazi, gonfi di cibo, satolli di vino e di testosterone, che non sopportavano più la sua presenza in parlamento con i suoi ineguagliabili discorsi senza compromessi che lo resero odioso a Benito Mussolini.
Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere, piegandolo su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro. E Mussolini ne era chiaramente il mandante, mentendo alla vedova, facendole credere che avrebbe fatto di tutto per riportarle il marito.

Popolizio lo ammiriamo da anni per le sue pregevoli interpretazioni teatrali oltre che registiche e cinematografiche ( Premio UBU già nel 1995 come miglior attore per Re Lear e con l‘indimenticabile Lehman Trilogy del 2015 di Stefano Massini, entrambi con la regia di Luca Ronconi) spettacoli indimenticabili, che lasciano il segno, oppure nella sua regia e interpretazione nel mitico Furore del 2019 di John Steinbeck.

Tratto dal libro di Antonio Scurati

Questa che abbiamo appena visto a Cortemaggiore é uno stralcio del suo M il figlio del secolo, tratto dal libro di Antonio Scurati, in cui Massimo Popolizio si concentra sulle tragiche vicende di Matteotti fino alla sua morte nel 1924. Un racconto intervallato dalla brava violoncellista Giovanna Famulari, con lui in scena che ci immergono nel pensiero di questo eroe della democrazia mai abbastanza ricordato. Eletto in parlamento nel 1919 Matteotti si getta subito anima e corpo nelle fatiche parlamentari.

 7 gennaio 1922

Alla vigilia del sesto anniversario del loro matrimonio, Matteotti scrive dolcissime lettere all’amata moglie. Ma al contempo la informa che il governo Bonomi è caduto. Ad affossarlo é stata la rottura dei socialisti divisi fra i massimalisti e i riformisti.

Dicembre 1921

Nella camera dei deputati, Matteotti si rende conto che il fascismo non é più un fenomeno passeggero, e lui ritiene fondamentale non cedere su nessun punto, non abbandonare nessuna posizione senza adeguate proteste. Tutti i diritti dei cittadini devono essere rivendicati.

10 ottobre 1922

ci racconta magistralmente Popolizio, Matteotti afferma sconfortato che si vorrebbe dimettere da deputato perché sembra fare un lavoro inutile. Il proprio partito non fa nulla di ciò che si dovrebbe fare.
Il proletariato resta abbandonato a se stesso, senza difesa, senza aiuto, e questa scissione suicida dei socialisti, Massimo Popolizio non fa fatica a paragonarla, con una piccola digressione ironica in diretta durante lo spettacolo, a quello che accade purtroppo anche ai nostri giorni.
Filippo Turati e Giacomo Matteotti vengono cacciati dal partito socialista. E Saragat e Pertini assieme a Treves fondano il partito socialista unitario e il giovane energico indomabile Giacomo Matteotti viene eletto segretario di questo nuovo partito

24 maggio 1924

A Roma, con 4 milioni e 624mila voti, 2 italiani su 3 hanno votato il capolista nazionale del fascio littorio. L’Italia si è sottomessa al duce, dichiara Matteotti. I socialisti denunciano le irregolarità elettorali e disertano l’aula per protesta.

30 maggio 1924

Matteotti si prepara per quello che sarà il suo ultimo intervento alla Camera dei deputati.

In 4 anni di presenza alla Camera Matteotti aveva già pronunciato 106 discorsi lunghi e minuziosi. La sua figura scarna, consunta, i suoi rari sorrisi, suscitano ad alcuni ammirazione per lui. Ma per tanti parlamentari fascisti, compresi alcuni suoi compagni di partito, i suoi interventi provocano irritazione, astio e rancore.

Ma Matteotti comincia l’elenco delle violazioni. Sotto le proteste di Farinacci e l’apparente indifferenza di Mussolini. Subito dopo Mussolini irritatissimo urla ai suoi gregari: ma é possibile che quell’uomo possa ancora circolare?

Con avversari come Matteotti, registrano alcuni giornalisti dell’epoca, non si può che lasciare la parola che alla rivoltella afferma un certo Cesare Rossi. E Popolizio ci immerge nei dettagli di questo criminoso rapimento a cui Matteotti cerca di resistere con tutte le sue forze. Terribile cronaca del suo efferato delitto che turba tutti noi spettatori. Fino ad elencare le terribili voci che subito dopo per depistare la realtà cominciano a circolare a Roma sulla sua morte.

Devastante racconto di questa feroce vicenda di violenza chirurgica su Matteotti, quella che ci narra Popolizio, che occorre non dimenticare. Perché la sua emblematica figura, all’interno della nostra storia d’Italia, é un magistrale esempio di come si possa strenuamente difendere le proprie opinioni alla base della nostra attuale Costituzione.
Grazie Massimo Popolizio! Prezioso il tuo ricordo, soprattutto in questi giorni, sempre più devastati da sconvolgimenti planetari a cominciare dall’elezione dell’iperbolico Trump appoggiato dall’apparente genio di Musk, il quale ha subito ritenuto opportuno intromettersi nelle nostre vicende nazionali, chiedendo di mandare a casa i nostri magistrati, a cui per fortuna ha subito adeguatamente risposto il nostro presidente Sergio Mattarella.

Questo splendido inizio della Stagione di Prosa di Cortemaggiore è stato possibile grazie alle oculate scelte di qualità dell’assessore alla cultura Luca Tacchini, con il valido aiuto di Mino Manni, valido coordinatore di questo cartellone.

Sergio Buttiglieri
A cura di Sergio Buttiglieri

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