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La storia degli Scavi

 

Un primo contatto con la sepolta e dimenticata città di Pompei si ebbe nel XVI secolo quando l’architetto Domenico Fontana nello scavare un canale per convogliare le acque della Foce, emissario del fiume Sarno, si imbatté casualmente, in località “Civita”, in alcuni edifici con pareti affrescate senza tuttavia collegarli con la famosa città distrutta dall’eruzione del 79 d.C. Solo a partire dal 1784, sulla scia delle clamorose scoperte ercolanesi, per iniziativa di Carlo di Borbone iniziarono una serie di estese campagne di scavo sotto la direzione dell’ingegnere militare spagnolo Roque Joachim de Alcubierre al quale successe nel 1780 l’architetto Francesco La Vega. 
Inizialmente gli scavi di Pompei ebbero un carattere episodico con l’obiettivo della ricerca dell’oggetto prezioso o quantomeno di particolare bellezza per arricchire le collezioni reali e per l’ammirazione degli ospiti illustri in vista nel Regno. Con questa ottica si effettuarono scavi, nelle aree dove si intravedeva l’esistenza di importanti strutture, che portarono alla scoperta in particolare dei Praedia di Iulia Felix, della Villa di Cicerone e di Porta Ercolano con la relativa via delle Tombe.
Con la gestione di Francesco La Vega si voltò tuttavia ben presto pagina nella storia degli scavi e si tentò di dare organicità alle ricerche concentrandole in aree ristrette per arrivare a rendere visitabile almeno una parte della città.
Si scavò pertanto lungo la direttrice di via delle Tombe dove si rinvenne la monumentale Villa di Diomede e nell’area sud della città dove gli scavi, coronati dal più ampio successo, portarono alla scoperta de Teatro Grande, dell’Odeion, dell’area del Foro Triangolare e del Tempio di Iside il cui rinvenimento destò grande scalpore per le decorazioni legate al misterioso mondo egiziano. 
Il progetto di La Vega, la saldatura delle due aree di intervento, si realizzò però solo nel decennio napoleonico (1806-1815) ad opera soprattutto di Antonio Bonucci per il forte impulso dato agli scavi da parte di Carolina Bonaparte, moglie di Gioacchino Murat.
L’incontro coincise con il rinvenimento nel 1812-1813 del Foro e degli edifici annessi, cuore della vita sociale e politica della città. La completa sistemazione e visitabilità di questa monumentale e vasta area avvenne solo dopo la caduta dei regnanti napoleonici ed il ritorno a Napoli di Ferdinando IV di Borbone. Negli anni successivi lo scavo si allargò a nord con la scoperta delle Terme del Foro, della Casa del Poeta Tragico e dell’elegante complesso di abitazioni di via Mercurio. Nel 1830 si rinvenne poi la Casa del Fauno con la raffinata decorazione in mosaico fra cui la famosa composizione con la vittoria di Alessandro Magno contro Dario a Isso.
Una tappa fondamentale nella storia degli scavi fu la nascita del Regno d’Italia e la nomina nel 1863 di Giuseppe Fiorelli, famoso archeologo napoletano, a Direttore degli Scavi. Le metodologie di intervento di intervento ebbero con il Fiorelli trasformazioni così radicali da segnare una vera e propria cesura con il passato. Oltre a canonizzare il rivoluzionario e innovativo metodo dello scavo dall’alto per strati orizzontali su settori omogenei dell’abitato fu dato il giusto rilievo alla registrazione e documentazione grafica di quanto veniva scoperto.
La direzione del Fiorelli fu anche caratterizzata dall’invenzione di far colare del gesso in quelle cavità che fin dai primi scavi si erano notate nella cenere e che si erano rivelate come impronte di corpi ed oggetti poi dissoltisi. Con questo metodo applicato la prima volta nel 1863 ricomparvero le impressionanti immagini delle vittime della catastrofe vesuviana.
Nel 1875 terminò l’attività pompeiana del Fiorelli ed i decenni successivi furono caratterizzati da una sempre maggiore attenzione rivolta al problema della conoscenza e fruizione di una così vasta area archeologica. Continuarono tuttavia anche le campagne di scavo che furono scandite dalla scoperta di importanti edifici quali la Casa del Centenario nel 1879-1880, la Casa delle Nozze d’Argento nel 1891-1893 dedicata ai Reali d’Italia Umberto I e Margherita di Savoia, la Casa dei Vettii nel 1894 dall’eccezionale ciclo pittorico ed infine nel 19190 dalla straordinaria Villa dei Misteri.
Un ulteriore progresso nelle ricerche fu effettuato da Vittorio Spinazzola tra il 1911 e il 1923 con lo scavo di via dell’Abbondanza per collegare il Foro dell’Anfiteatro, costruito a ridosso delle mura di difesa della città. Nel 1923 la direzione degli scavi passò fino agli anni ’60 ad Amedeo Maiuri, figura di primo piano dell’archeologia italiana, che intraprese le ultime campagne di ricerca su vasta scala all’interno della città con la scoperta in particolare della Casa del Menandro e della Palestra. La gestione Maiuri per la lunga durata dell’incarico, per il concentrarsi degli studi scientifici e per la continua ed insuperata cura della città rimane come il momento più proficuo ed innovativo della storia degli scavi di Pompei. A partire dagli anni Sessanta assistiamo ad un necessario rarefarsi delle campagne di scavo per il concentrare tutte le energie nel tentativo di arginare il lento degrado delle città e per consegnare immutato al futuro il risultato di 250 anni di ricerche. 

 fonte:soprintendenzascavidiPompei 

 

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