dal 21 febbraio al 5 marzo 2012
esposizione del pittore
JURI SASSI
WEB GALLERY: http://www.
orario visite tutti i gg h 10,00/14,30 – 19,00/00.00, chiuso il lunedi
REVEL SCALO ISOLA
VIA THAON DE REVEL 3 MILANO (MM 3 ZARA, BUS-TRAM 52, 90, 91, 91, 82, 7)
Premessa: la Rivoluzione artistica del primo 900
Il primo ventennio del‘900 fu caratterizzato da una importante innovazione nel mondo dell’arte. Se fino a tale epoca l’espressione artistica tendeva a riprodurre le sensazioni che la realtà esterna rimandava all’artista, il quale la riproduceva con la propria personale interpretazione e tecnica (arte di tipo “sensitiva”), si assistette altresì all’affermazione di un’altra dinamica espressiva: l’artista viola ogni schema accademico, ogni prospettiva, lascia addirittura la forma stessa: le forme appunto, i perimetri reali dei corpi nello spazio non sono piu’ importanti, perchè “non piu’ sufficienti”.
Si dice “Ogni arte è specchio dell’epoca in cui si manifesta”.
In tale periodo storico l’uomo diviene saturo di una visione materialistica del mondo, saturo di una visione ormai non piu’appagante lo spirito umano, bisognoso, come è nella sua intangibile complessa indole (SPIRITO=EX fuori, PHYR, fuoco, in greco antico)= EMISSIONE DI FUOCO, inteso come l’energia vitale che “brucia dentro, vive” anima gli esseri viventi, e si effonde e agisce nella sua intangibilità), bisognoso di nutrirsi di significati altresì piu’ profondi che non il mero esterno manifestarsi delle cose, ovvero la limitante manifestazione fenomenica della realtà.
Il saturo spirito umano, “violentato” dall’effimero illusorio inappagante materialismo, tenta di ritrovare la propria natura perduta, cercando di superare i limiti del tangibile, del percettibile, ovvero concentrando la propria attenzione su ciò che è il concetto, il senso delle cose e della realtà, su ciò che è velato dalla realtà apparente o Sub-stantia(sostanza), usando la definizione di materia, delle scuole filosofiche socratiche o religiose.
Di qui, le scuole artistiche che caratterizzarono i primi decenni del ‘900, dalla “metafisica” di De Chirico, all’”astrattismo” di Kandisky, fino alla ricerca di una “sur-realtà” in Magritte, Chagall o Dalì.
Una ricerca cioè di significati che implicano necessariamente l’abbandono del logos e di tutto ciò che è logico, formale, convenzionale, che è il riduttivo linguaggio espressivo tradizionale: l’artista dunque ricercò contenuti al di là della ragione, del conscio, lasciando la parola invece a quella quantità di contenuti immensa e infinita (IMMAGINE=IN(dentro)
Inizia dunque l’epoca dell’arte “immaginativa”, un’espressione artistica che, abbandonando il linguaggio convenzionale, fece uso di un linguaggio, onirico, cromatico,simbolico (simbolismo peraltro già iniziato dai tempi del Mantegna o del Pier della Francesca, ma mai così ricercato come nell’era moderna).
È l’epoca dell’analisi dei sogni, dell’analisi delle allegorie, una sorta di ritorno allo studio della mitologia, dei riti e dei miti che hanno caratterizzato la vita dell’uomo antico, e tutta l’espressione artistica dell’arcaico.
Per quanto si dette inizio a un’epoca artistica che gli studiosi definirono “moderna”, in realtà si stava tornando all’antico, a una modalità espressiva ove mezzi come il simbolo, restituivano all’artista la possibilità di esprimere più significati contemporaneamente (in greco antico SYM= insieme, BOLEM unità), o di usare allegorie (come nel caso di Dalì e Chagall) che dessero la possibilità di oltrepassare la realtà tangibile, e cercare una realtà che sta oltre il percettibile, una realtà “metafisica” diremmo con le parole di De Chirico, che esiste al dilà dell’apparenza.
Invero gli artisti dell’epoca ricercavano il cuore e il senso del mondo fenomenico, ricercarono cioè il mondo dei concetti, il mondo “noumenico”, tutto ciò che esiste perchè legato al pensiero umano, che genera concettualmente e finalizza quel determinato oggetto.
Una visione che valorizza l’oggetto in soggetto, sino in taluni casi di enfasi, a ricercare “l’anima” delle cose laddove erano convenzionalmente inanimate, associandole apparentemente in modo caotico casuale, ma invero molto causale e finalizzato, secondo una logica surrealistica:attraverso un “culto” dell’oggetto, la psiche manifesta la parte inconscia, divenendo l’oggetto stesso il risultato delle proiezioni dell’inconscio
Anche qui un ritorno all’arcaico, laddove l’uomo antico adorava pietre o costruzioni in pietra (come i dolmen) per rendere grazie alle Forze Cosmiche, (inseguito divinità) in nome della buona fortuna, della buona caccia, del buon raccolto, e così via.
Il nuovo surrealismo di Juri Sassi.
Così, nel freddo ritorno a un’epoca di crisi profonda come quell’attuale, Juri Sassi rievoca un Archetipo, lo ripete splendidamente con una “pittura poetica”(nei termini del grande Chagall) e spirituale (usando i termini di Kandinsky), riprendendo quel linguaggio fatto di simbologie e allegorie oniriche tipiche dei grandi maestri del Surrealismo, quasi a ricercare, come i precedenti titani dell’arte, ciò che la realtà materialistica del nostro tempo ha sepolto e apparentemente dimenticato, ricreando una “surrealtà” che va oltre i meri riduttivi limiti del logos e che richiama tutto l’immaginario soffocato dall’era digitale, attraverso un linguaggio dall’ampia interpretazione, come il simbolismo, e un linguaggio direttamente connesso alle emozioni come il colore.
La pittura poetica di Juri Sassi, una sorta di “nuovo-surrealismo”, non èbeninteso, fuga dalla realtàdi tutti i giorni, è invero un abbandono di una visione unilateralmente materialistica della realtà, e il ricorso invece a una visione più esaustiva e omnicomprensiva della realtàstessa, che include sia l’aspetto tangibile e percettibile che quello intangibile e noumenico, e completa e soddisfa le aspettative spirituali umane.
Questo è il grande merito della pittura di Juri Sassi.
Simbologie oniriche di amanti che attraversano il cielo stellato, lasciando scie di romantica poesia, vivide cromie, intrise di geometrismi (spesso rotondiformi, che richiamano sognanti pianeti, ma molto più profondamente aspirano alla totalità della psiche che giunge all’armonica unione tra materiale e spirituale, tra logos e inconscio, illuminati nel buio notturno da una calda luce (le candele) e richiami ad arcaiche simbologie (come la “spirale”), che valicano gli occhi limitanti del logos per comunicare direttamente al cuore: questa è la “nuova sur-realtà” di Juri Sassi, questi sono i preziosi soggetti ricorrenti nella sua pittura. Oppure immagini di muse innamorate in romantica sognante attesa, a simboleggiare il richiamo a quella parte tanto decantata da C.G.Jung, che definì”Anima”,in quanto parte piu femminina e spirituale della psiche umana, in contrapposizione all’Animus, la parte più mascolina e riferita agli impulsi, settore psichico che può, se gestito male, divenire la parte negativa della natura umana.
Conclusioni:un’arte, come quella di Juri Sassi, che richiama l’attenzione a una simile importante diatriba sociale e spirituale, un’arte che ricorda all’uomo le infinite potenzialità spirituali e dell’immaginazione,in contrapposizione all’ effimera essenza materiale, rimandandoci l’Archetipo mitologico e spirituale che contraddistinse l’uomo arcaico,e i titani dell’arte moderna agli inizi del ‘900, èdavvero un’arte, quella di Juri Sassi, che non può non coinvolgere l’attenzione collettiva perchè, attraverso cromatismo e simbolismo, stimola le arcaiche tendenze (gli Archetipi) rimosse dalla logica materialistica della società attuale negli abissi della psiche, e di lì riaffiorano prepotenti “nuove-antiche energie”, stimolando il potere immaginale a nuove idee e iniziative, auspicando di risollevare le sorti di un’umanitàsempre più in crisi.
M°Michell Campanale
L’arte di Juri Sassi pittore a cura di Lidia Silanos
Pubblicato su “InArte” bimestarle d’arte, letteratura e cultura – febb/mar 2012
“Nelle opere di Juri Sassi la figura femminile è personaggio delicato e romantico, spesso avvolta in un magma di colori. Lartista ne definisce l’interiorità e con l’uso del colore e del sapiente disegno la colloca in una dimensione poetica. Movimento e intensi effetti di luce completano una narrazione alla ricerca di equilibrio tra spirito e realtà”.