Capitolo Due, civica, foto di Duccio Burberi

Il Fabbricone di Prato ha appena messo in scena “Capitolo Due” del noto drammaturgo statunitense Marvin Neil Simon (New York, 1927 – New York, 2018). Simon è sicuramente uno dei commediografi più rappresentati al mondo. La calibrata regia di Capitolo Due è di Massimiliano Civica, da svariati anni meritoriamente anche Direttore Artistico del Teatro Metastasio di Prato. È lui, fra l’altro, che ha curato anche la traduzione della commedia in italiano. Questo famoso testo del 1977, da cui hanno tratto anche un film, è di particolare piacevolezza per come tratteggia la cosiddetta classe media americana. Infatti dipinge i suoi personaggi come uomini-medi spesso insicuri e paurosi, attraverso intrecci di sicuro effetto comico e brillante.
Simon ha iniziato la sua carriera a Broadway sin dal 1961, producendo più di 40 opere che vanno dalle commedie umoristiche degli anni Sessanta (A piedi nudi nel parco, La strana coppia, Appartamento al Plaza) ai lavori più introspettivi e autobiografici degli anni settanta e ottanta (Il prigioniero della Seconda Strada, Capitolo secondo, Biloxi Blues, Risate al 23º piano).

“Capitolo Due”

Questo “Capitolo Due” ha debuttato con successo a novembre scorso al Teatro Vascello in occasione del Roma Europa Festival e ha già transitato a Torino, Genova. Ora è a Prato in replica fino al 26 gennaio; poi sarà a Modena dal 30/01 al 2 febbraio per infine giungere a Milano in aprile.
L’esemplare lavoro registico di Civica valorizza perfettamente la raffinata comicità dell’autore. Commedia che in genere releghiamo a un livello inferiore rispetto ai drammi. Capitolo Due foto di Duccio Burberi 3Qui invece, grazie anche alla maestria degli attori, a cominciare da Aldo Ottobrino, nella parte del protagonista George, vedovo di una moglie molto amata, improvvisamente scomparsa. Che nel giro di due settimane decide di sposarsi con l’attrice Jennie Malone, resa al meglio da Maria Vittoria Argenti. Questo avviene attraverso il consiglio inaspettato del fratello Leo di George che stenta pure lui a credere a questo fulmineo innamoramento.
L’amica della coprotagonista veste i panni della caotica Faye. Lei si fa prestare l’appartamento di Jennie per vivere il suo adulterio col fratello di George. Figure entrambe irrisolte che l’autore ci tratteggia implacabilmente con i suoi magistrali dialoghi impregnati di umorismo che coinvolgono continuamente il numeroso pubblico che affollava il Fabbricone di Prato alla applauditissima Prima.

Capitolo Due, foto di Duccio Burberi 7

Ad un certo punto le due amiche si guardano negli occhi e si dicono:
Jennie: «un giorno scriveremo insieme un libro: “Filosofia spicciola per donne confuse”…»
e Faye: «sarà un bestseller».

Una commedia tra le più autobiografiche
della vasta produzione di Neil Simon

La confusione nei quattro personaggi di Simon regna sovrana per tutto il tempo e noi spettatori non fatichiamo per nulla a identificarci con loro. Questa commedia è particolarmente autobiografica. Anche l’autore aveva appena perso la moglie e si era risposato con un’attrice.
Simon È morto il 26 agosto 2018 a causa delle complicazioni di una polmonite, all’età di 91 anni. Donandoci però prima una serie di profonde riflessioni, mascherate dall’apparente leggerezza dell’ars comica, sul nostro modo di vivere e di pensare, per meglio farci entrare nel loro e nostro irrisolto disordine.

“Capitolo Due”: il dialogo finale tra George e Jennie

Esemplare questo dialogo verso la fine della rappresentazione dopo che lui aveva tentato di andarsene da Jennie:

GEORGE: Stavo bevendo una bottiglietta d’acqua e d’improvviso mi sono ricordato di una domanda che il dottor Ornestein voleva che mi facessi ogni volta che avevo un problema: “Che cosa hai paura che potrebbe accadere se…?”.

JENNIE: Ti ascolto.

GEORGE: Così mi sono chiesto: “George che cosa hai paura che potrebbe accadere se tornassi a New York da Jennie e ricominciassi la tua vita d’accapo?”. E la risposta è semplicissima. Rischierei di essere felice. Jennie: io ho guardato la felicità negli occhi. E l’ho abbracciata.

JENNIE: (Piangendo) George. Potresti abbracciare anche me?

La scena ideata da Civica è super minimalista: a sinistra la sala di George con un divanetto e uno scrittoio più tradizionali. A destra quella di Jennie, con gli stessi arredi, ma dal sapore più contemporaneo. A unirli sono i due telefoni con cui dialogano in maniera irresistibile divertendo tutti noi irresistibilmente.
Anche la gestualità e i percorsi degli attori sul palcoscenico sono perfettamente studiati. Come piacevolissimo il ritratto dell’Europa che ci propina George al termine del suo mese di vacanza post morte della moglie.

LEO: (Lo guarda) Forse dovevi restare un altro mese in Europa.

GEORGE: Che vuoi dire? Pensavi che sarebbe bastato un mese all’estero a farmi dimenticare di aver avuto una moglie per dodici anni? Non funziona così Leo. È stato il viaggio più stupido che abbia mai fatto. In Italia c’è la crisi, a Londra sono in bancarotta, in Francia scioperano e in Spagna rimpiangono Franco. Perché, per cercare di superare il dolore che mi affligge, sono andato in un Europa afflitta dal dolore?

LEO: E lo chiedi a me? Io ho sempre pensato che, se devi passare un periodo di merda, l’America va benissimo.

Un commento oggi attualissimo…

E con un’America “trumpiana”, come quella che si é appena insediata, il commento del ’77 fatto dal Fratello Leo non poteva essere più attuale.
Speriamo bene….

Sergio Buttiglieri

Sergio Buttiglieri

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