Trattato di Tordesillas: origini di un accordo epocale
Il Trattato di Tordesillas nacque in un contesto di grandi scoperte geografiche e rivalità politiche. Alla fine del Quattrocento, l’Europa viveva un momento di trasformazioni radicali. I portoghesi esploravano le coste africane alla ricerca di nuove rotte commerciali per raggiungere l’India e i tesori dell’Oriente. Nel frattempo, la Spagna, unificata sotto i Re Cattolici Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, aveva appena finanziato l’impresa di Cristoforo Colombo. Nel 1492, il navigatore genovese approdò in quelle che sarebbero state chiamate Americhe, convinto di aver raggiunto l’Asia. Quella scoperta cambiò per sempre la storia mondiale. Le nuove terre promettevano ricchezze immense, ma portarono anche rivalità tra Spagna e Portogallo, le due grandi potenze marittime del tempo.
La mediazione della Chiesa e le bolle papali
Per evitare uno scontro armato, intervenne la Chiesa cattolica. Papa Alessandro VI, della famiglia Borgia, nel 1493 emanò una serie di bolle papali note come Inter caetera. In queste si stabiliva una linea immaginaria a cento leghe a ovest delle isole di Capo Verde: tutte le terre a ovest sarebbero spettate alla Spagna, quelle a est al Portogallo. Tuttavia, i portoghesi non accettarono questa divisione. Il confine stabilito dal pontefice non tutelava i loro interessi né garantiva l’accesso a nuove rotte verso l’Asia. Era chiaro che serviva un accordo più equilibrato.
La firma del Trattato di Tordesillas
Il 7 giugno 1494, a Tordesillas, venne firmato un nuovo accordo. Ratificato ufficialmente il 5 settembre 1494, il Trattato di Tordesillas spostava la linea di spartizione a 370 leghe a ovest delle isole di Capo Verde.
- Le terre a est di quella linea sarebbero spettate al Portogallo.
- Le terre a ovest sarebbero andate alla Spagna.
Questa modifica permise al Portogallo di rivendicare territori che sarebbero stati scoperti poco dopo, come il Brasile, raggiunto da Pedro Álvares Cabral nel 1500. La Spagna, invece, ottenne campo libero su gran parte dell’America centrale e meridionale, dal Messico al Perù, fino all’Argentina.
Conseguenze del Trattato di Tordesillas
Il Trattato di Tordesillas segnò l’inizio dell’epoca coloniale e della divisione del mondo tra due sole potenze. Da un lato, garantì per decenni la pace tra Spagna e Portogallo, evitando conflitti diretti. Dall’altro lato, aprì la strada a un’espansione coloniale che avrebbe trasformato la storia dei popoli indigeni. I regni europei agirono come se le terre fossero “vuote”, ignorando completamente le comunità già presenti. Culture millenarie furono escluse dal tavolo delle trattative. Per milioni di persone significò perdita di libertà, conversioni forzate, sfruttamento e colonizzazione.
I limiti del Trattato di Tordesillas
Nonostante la sua importanza, il Trattato di Tordesillas mostrò presto i suoi limiti. Alla fine del Quattrocento, le conoscenze geografiche erano ancora incerte. Nessuno aveva calcolato con precisione la sfericità della Terra e, man mano che le spedizioni si spinsero nel Pacifico e verso l’Asia, riemersero nuove contese. Le due potenze iniziarono a scontrarsi nelle isole delle spezie, nell’attuale Indonesia. Fu così che si arrivò a un altro accordo, il Trattato di Saragozza del 1529, che spostò la linea di divisione dall’altra parte del globo.
Un simbolo di potere e colonizzazione
Il Trattato di Tordesillas resta nella memoria storica come un simbolo. Da una parte, rappresentò un trionfo della diplomazia: per la prima volta due potenze europee si accordarono pacificamente per dividersi aree del mondo ancora in gran parte inesplorate. Dall’altra parte, fu l’inizio di un lungo processo di colonizzazione e sfruttamento. Se nel 1494 venne celebrato come un esempio di pragmatismo politico, oggi viene letto come l’avvio di un sistema ingiusto che pose le ricchezze e il potere davanti ai diritti dei popoli. Un mondo diviso, costruito sulle ambizioni di monarchie europee che ignorarono ogni altra voce.
