Diario di una giornata tra meraviglie barocche, affreschi parlanti e cortili nascosti
Rolli Days, sette palazzi, sette storie
C’è un momento preciso in cui Genova cambia pelle. Non è quando il cielo si schiarisce dopo la pioggia, né quando il porto si anima di navi e turisti. È quando si aprono le porte dei Rolli: antichi palazzi nobiliari che per secoli hanno accolto papi, principi e ambasciatori, e che, per qualche giorno, si concedono agli sguardi dei curiosi. Dal 26 al 28 aprile, con un gruppo di giornalisti, abbiamo attraversato alcuni di questi straordinari edifici, lasciandoci guidare da esperti che hanno trasformato ogni visita in un racconto coinvolgente. Sette palazzi, sette capitoli di una storia che parla di potere, arte, diplomazia e vita quotidiana, in equilibrio tra il pubblico e il privato. Ecco il mio diario di viaggio tra pietra, storia e meraviglia.
Tra meraviglie barocche, affreschi parlanti e cortili nascosti
Ogni primavera e autunno, Genova rivela il suo volto più segreto grazie ai Rolli Days: l’evento che apre al pubblico i fastosi palazzi nobiliari iscritti nei Rolli, le antiche liste di dimore deputate ad accogliere le alte personalità in visita alla Repubblica di Genova tra il XVI e il XVIII secolo. Tra il 26 e il 27 aprile, con un gruppo di giornalisti, ho attraversato sette di questi straordinari edifici, lasciandoci guidare da esperti che hanno trasformato ogni visita in un racconto coinvolgente. Ecco il mio diario di viaggio tra pietra, storia e meraviglia.
Rolli Days – Palazzo Tobia Pallavicino
La Galleria Dorata e la luce dell’opulenza
Basta varcare la soglia del Palazzo Tobia Pallavicino, al civico 4 di Via Garibaldi, nel cuore della “Strada Nuova”, per ritrovarsi immersi in un mondo dorato dove il barocco genovese raggiunge vette di teatralità e raffinatezza. Durante la visita dei Rolli Days, ogni ambiente ci ha accolti come in un racconto fiabesco, dove la materia diventa luce e la decorazione diventa racconto.
Commissionato nella seconda metà del Cinquecento da Tobia Pallavicino, ricco mercante di allume, il palazzo è oggi sede della Camera di Commercio ma conserva intatti i suoi splendori originali. La guida ha aperto le porte alla leggendaria Galleria Dorata, un tripudio di stucchi, specchi e affreschi dorati che celebrano le virtù della famiglia e il mito classico, eseguiti da Lorenzo De Ferrari nel Settecento. Un ambiente che lascia senza fiato per eleganza e teatralità: ogni superficie riflette e moltiplica la luce, in un gioco di illusioni visive che trasforma la sala in una reggia senza tempo.
Accanto alla Galleria si snodano stanze elegantissime con soffitti affrescati e camini in marmo scolpito. Colpisce anche la bellezza della scala nobile, che si avvolge con grazia e misura come preludio all’ostentazione luminosa del piano nobile.
Durante la visita, la guida ci ha ricordato come il palazzo fosse incluso nei Rolli di prima categoria, pronto ad accogliere gli ospiti più illustri della Repubblica. Oggi, quella stessa vocazione all’eccellenza si riflette nella sua funzione pubblica e nel ruolo di ambasciatore culturale della Genova dei mercanti e dei principi.
Palazzo Doria-De Ferrari: l‘epica familiare tra affreschi e leggende
Nel cuore del centro storico di Genova, il Palazzo Doria De Ferrari racconta, pietra dopo pietra, secoli di stratificazioni architettoniche e memorie familiari. Visitato in occasione dei Rolli Days insieme a un gruppo di giornalisti, il palazzo si è rivelato un complesso organismo architettonico, frutto dell’aggregazione di tre diverse unità edilizie cinquecentesche – una delle quali appartenuta a Ettore Doria, ricco banchiere della Corona già iscritto nei Rolli nel 1588 – che inglobano un nucleo originario quattrocentesco, ricostruito nel XVI secolo.
L’edificio conobbe una svolta significativa nel 1617, quando Ambrogio Doria senior, discendente diretto dell’ammiraglio Lamba Doria, ne acquistò una parte e ne arricchì il piano nobile con affreschi di Lazzaro Tavarone, ispirati a episodi della storia romana. A lui successe il figlio Paolo, che commissionò un secondo ciclo decorativo a Giovanni Battista Carlone, con il “Ritrovamento di Mosè” e una serie di allegorie. Nel 1738 fu invece Lorenzo De Ferrari a intervenire, rinnovando l’appartamento principale con eleganza rococò.
L’attuale fisionomia del palazzo si deve però ad Ambrogio Doria junior, che tra il 1775 e il 1777 unì la sua residenza a quelle adiacenti acquistate da Antonio Doria e Cristoforo Spinola. Questa fusione chiuse definitivamente il passaggio tra Vico Falamonica e Salita di San Matteo, creando un nuovo accesso su quella che oggi è Largo Sandro Pertini. In epoca ottocentesca, l’architetto Carlo Barabino ridisegnò la facciata principale in stile neoclassico e riorganizzò gli interni, ampliando la scala monumentale al piano nobile.
La proprietà passa al Banco di Roma
Nel 1920 l’edificio fu venduto al Banco di Roma, che nel 1979 curò un ampio restauro delle facciate e degli ambienti interni, collegandoli anche al vicino Palazzo Pallavicini attraverso un passaggio sotto il piano stradale.
Durante la visita guidata, il percorso si è snodato tra stucchi, affreschi e ambienti che hanno saputo trasmettere non solo la magnificenza di una dimora nobiliare, ma anche la sua natura vissuta, stratificata, trasformata nel tempo. Particolarmente significativa la grande sala di rappresentanza, un tempo assente nella più modesta configurazione originaria del palazzo, che infatti non figurava inizialmente tra quelli destinati a ospitare dignitari di alto rango nei Rolli.
Oggi, il palazzo si apre come un libro rilegato d’arte e memoria: le allegorie classiche si fondono con i simboli di potere della casata Doria, le decorazioni pittoriche rievocano l’epopea marittima e politica della Repubblica di Genova, e la narrazione della guida – puntuale e appassionata – ha saputo restituire l’umanità celata dietro la sontuosità. Un luogo in cui la storia, pur incisa nei muri, continua a vibrare con sorprendente vitalità.