Botteghe storiche di Genova
Botteghe storiche di Genova

Nella labirintica trama dei caruggi, sopravvive un patrimonio unico in Italia: le botteghe storiche genovesi, autentiche capsule del tempo dove il Novecento sembra appena ieri. La Superba detiene un primato invidiabile – qui il commercio di tradizione non è solo nostalgia, ma un tesoro protetto da un sistema virtuoso.

L’Albo che salva la memoria
Per preservare questo enorme patrimonio, nel 2011 è nato l’Albo delle botteghe storiche, il più rigoroso d’Italia. Non basta l’anzianità: per entrare in questo esclusivo club occorre essere in attività da almeno 70 anni e dimostrare di possedere almeno tre dei cinque requisiti fondamentali:

  • la conservazione di elementi architettonici originali (banconi, scaffalature, insegne)
  • attrezzature storiche ancora perfettamente funzionanti
  • la custodia di documenti che raccontino la storia dell’esercizio
  • il mantenimento del contesto ambientale originale
  • la trasmissione di saperi tradizionali

I numeri della resistenza
Oggi l’albo conta 70 esercizi storici veri e propri – dall’Antica Polleria Aresu (1910) alla drogheria Torielli (1880) – più 33 locali di tradizione come la mitica Sciamadda. Numeri che fanno impallidire altre città italiane.

Rolli Days 26-27 aprile, il nostro tour comincia… 

Una visita alle botteghe storiche genovesi
Il sole picchia sulle facciate color pastello di Via San Luca quando incontriamo la nostra guida (in seguito Rosaria) nel caldo pomeriggio del 26 aprile, in visita a Genova poco dopo il nostro arrivo in città. “Pronti a fare un salto indietro nel tempo?”, ci chiede, strizzandoci un occhio.

Prima tappa: Pasticceria Marescotti, dove Mazzini ordinava la torta

“Qui dentro il tempo si è fermato al 1780,” sussurra Rosaria, spingendo la pesante porta di legno. L’aria si riempì all’istante di profumi di mandorle tostate e vaniglia. “Vede quei marmi rosa? Sono originali, come le ricette. E quella torta lì – “indicò una torta bassa e dorata” – è la Torta Mazzini. Tratta da una ricetta originale riportata da Giuseppe Mazzini in una lettera alla madre dall’esilio svizzero, è uno dei cavalli di battaglia della pasticceria. Mentre assaggiavo un amaretto di Voltaggio, così fragile che si sbriciolava tra le dita, Rosaria raccontò di come la pasticceria avesse servito dolci agli zar russi. “Ma il segreto? Il Marescotti, l’aperitivo delle 17:00. Lo preparavano solo per i clienti più fidati. Oggi lo bevono tutti, ma con meno mistero!”

Seconda tappa tra le botteghe storiche

Antica Friggitrice Carega, il profumo di carbone e mare

“Adesso prepariamoci all’aroma più genuino di Genova,” annuncia, guidandoci attraverso vicoli stretti come cicatrici. Davanti a un banco di metallo lucido, un uomo con un grembiule macchiato d’olio friggeva panissa in padelloni di rame. “Quel carbone sotto è lo stesso che usava il bisnonno nel 1885,” spiega Rosaria. “I Carega dicono che l’elettricità rovina il sapore. Proviamo?”. Affondiamo i denti in una frittella di baccalà croccante. “Sentito? Sapore di porto, di sale, di storia,” commenta, mentre il fumo ci avvolgeva come un fantasma goloso.

Terza tappa: Lucarda, il “guardaroba dei marinai”

“Questa è la mia preferita,” confessa Rosaria, fermandosi davanti a un’insegna di ferro battuto. Dentro, il negozio era una capsula del tempo: giacche cerate appese come fantasmi, foto in bianco e nero di transatlantici, e una vecchia cassa a manovella. “Qui vestivano i camalli, gli scaricatori del porto. Ma anche i giovani ribelli degli anni ’60 venivano a comprare i maglioni di lana – guardate qui!”. Una delle titolari del negozio tira fuori una giacca blu scuro. “Era di un marinaio che salpò per l’America nel ’23. Tornò vent’anni dopo con un sacco di dollari e un tatuaggio di una sirena. Genova, sa, è fatta di queste storie”.

Quarta tappa: Confetteria Romanengo

“Qui i dolci sono poesie di zucchero”, ci spiega Rosaria mentre varchiamo la soglia di Romanengo. All’improvviso il mondo sembra trasformarsi in un quadro fiammingo. “Qui nel 1814”, sussurra la nostra guida mentre i nostri passi scricchiolano sul pavimento a mosaico, “non si vendevano dolci, ma spezie per i dogi. Poi un giorno Stefano Romanengo ebbe un’illuminazione:
‘E se ricoprissimo le spezie di zucchero?'”.
Un signore con i guanti bianchi ci offre un confettino viola. “Assaggia, è alla violetta – la ricetta è del 1820”. Il sapore è un’onda di profumo che mi riporta all’infanzia, a quelle caramelle che mia nonna teneva nella borsa di velluto. “Vedi quella cornucopia di marmo?” Rosaria indica un monumentale centrotavola traboccante di frutti canditi. “È lì dal 1850. E quelle scatole di latta dipinte a mano? Le usavano per i regali alla Regina Margherita”. Mentre parliamo, due signore anziane ordinano “mezzo etto di gocce di rosolio, come sempre” – probabilmente lo fanno da cinquant’anni.

Cartoleria Barisione: 146 anni di storia tra carte pregiate e memorie genovesi

Dal 1878, quando Alessandro Barisione aprì la sua bottega in Soziglia, questa cartoleria storica è diventata un punto di riferimento per i genovesi. Passata di generazione in generazione – da Alessandro al figlio Vittorio, poi ai nipoti Adolfo e Anna, fino all’attuale gestione affidata a Renata (figlia di Anna) e alla giovane Alessia – la Barisione rappresenta oggi un raro esempio di continuità familiare giunta alla quinta generazione.
Il vero cuore pulsante del negozio sono i biglietti di partecipazione: nascite, comunioni, cresime, matrimoni, ma anche eleganti biglietti da visita che raccontano un secolo e mezzo di storia cittadina. Le loro creazioni su misura, con buste e cartoncini personalizzati recanti il nome della ditta, sono vere e proprie opere d’arte cartaria.
L’aspetto esterno mantiene intatto il fascino ottocentesco con le vetrine originali, mentre all’interno gli arredi in legno – mobili, cassettiere, espositori e scaffalature – risalgono alla fine degli anni Cinquanta, quando un’alluvione impose una completa ristrutturazione. Nonostante siano più recenti, questi elementi costituiscono oggi una preziosa testimonianza del design dell’epoca.
Al piano superiore, tra taglierine d’epocabottiglie di inchiostro e matrici antiche, si conserva un vero tesoro storico. Particolarmente suggestivo è quel piccolo dettaglio architettonico che rende unico questo spazio: una finestrella che si affaccia direttamente nella vicina chiesa delle Vigne, testimonianza di un legame secolare tra la bottega e il tessuto urbano circostante.

Ultima tappa: Antica Polleria di Anna & Sergio, un salto nel tempo

Concludiamo il nostro viaggio tra le botteghe storiche di Genova con un vero gioiello: l’Antica Polleria Aresu. Nel cuore del carruggio, questa bottega-museo dal 1910 racconta una storia familiare straordinaria: iniziata con Angela Bajardo, passata alla cugina Maddalena, poi a Sergio Timossi (che indossava con orgoglio la tradizionale divisa dei pollaiuoli) e sua moglie Anna Aresu, oggi è condotta con passione dal figlio Matteo e Silvia, quarta generazione.
Ogni dettaglio è un tesoro: la porta in ferro battuto, le maioliche liberty, il bancone marmoreo che sembra un altare e le antiche celle frigorifere a ghiaccio. Persino lo “specchiauovo” originale! Che cosa è? Ce lo spiega la nostra guida: “è un cilindro in marmo con un buco al centro ove si metteva ieri una candela e oggi una lampadina. Mettendo l’uovo in un incavo del cilindro si vede in controluce la dimensione della camera d’aria: quanto più è piccola, tanto più l’uovo è fresco. Inoltre non c’è il rischio di vendere… un uovo con all’interno un pulcino!”.
Tra le ghiacciaie e lo specchiauovo d’epoca, i polli di razza piemontese e l’allegria contagiosa dei gestori, qui il tempo si è fermato. Una chiusura perfetta per un tour all’insegna della memoria e della passione!

 

 

 

 

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