Scultura umana e transumana a Venezia
La mostra The idea of sculpture. From the hand to the robot si tiene a Palazzo Bollani di Venezia fino a novembre 2025, in concomitanza con la Biennale di Architettura Intelligens, Natural, Artificial, Collective. Curata da Roberta Semeraro e Giovanna Cicutto, presenta le opere dell’artista cubana Helena Bacardi, discendente della celebre famiglia di produttori di rum. Con il patrocinio del Comune di Venezia, del Comune di Pietrasanta e della Regione Toscana, e in collaborazione con il Museo dei Bozzetti e con la Casa Buonarroti di Firenze, l’esposizione affronta un tema unico: il rapporto tra scultura tradizionale e scultura automatizzata, tra gesto umano e macchina robotica.
Dal Rinascimento al robot
Il percorso della scultura, dalla manualità di Michelangelo ai bracci meccanici comandati da software, è il filo conduttore della mostra. La scultura umana e transumana mette in luce come la tecnologia abbia trasformato il processo creativo. Non si tratta di sostituire scalpello e lima, ma di riflettere su quanto il rapporto diretto con la materia influenzi ancora oggi l’ispirazione artistica. La differenza tra un’opera scolpita a mano e una modellata da macchine non è solo tecnica: cambia la percezione emotiva del pubblico, la valutazione critica e persino il valore culturale attribuito all’opera.
Scultura umana e transumana e creatività
La mostra apre un dibattito sul legame fra ideazione e realizzazione. Se nel passato l’artista viveva un contatto diretto con marmo o bronzo, oggi spesso si lavora con programmi CAD e file digitali, che vengono poi tradotti in sculture da macchinari sofisticati. Questa separazione tra pensiero creativo e manifattura non è nuova: molti artisti del Novecento hanno delegato la fase realizzativa a fonderie e laboratori specializzati. Tuttavia, con l’avvento delle tecnologie digitali, la frattura si fa più netta, al punto da influenzare la stessa ideazione dell’opera.
I due cicli della scultura
Possiamo distinguere due approcci:
- Ciclo tradizionale: l’artista lavora la materia con le proprie mani, integrando creatività e tecnica.
- Ciclo tecnologico: la scultura viene progettata digitalmente e realizzata tramite robot e sistemi automatizzati.
Tra i due estremi esistono molte varianti ibride, che combinano schizzi, disegni e software, lasciando ampio spazio all’interpretazione e all’evoluzione artistica. La scultura umana e transumana si colloca proprio in questo spazio di sperimentazione.
Una rivoluzione esarivoluzionaria
Secondo Sergio Bevilacqua, viviamo un tempo “esarivoluzionario”, in cui la scultura automatizzata riflette sei trasformazioni epocali:
- Globalizzazione – l’arte diventa accessibile e replicabile in tutto il mondo.
- Ipermediatizzazione – internet moltiplica la diffusione di opere e processi.
- Ginecoforia – il femminile trova nuove possibilità creative grazie alla tecnologia.
- Antropocene – la crescita della popolazione spinge a usare materiali alternativi e sostenibili.
- Teleutofobia – la paura della fine alimenta riflessioni sul senso dell’arte.
- Transumanesimo – la sostituzione delle abilità umane con quelle artificiali, anche nell’arte.
Queste sei rivoluzioni delineano un contesto in cui la scultura umana e transumana non è solo tecnica, ma anche specchio delle sfide culturali, sociali e filosofiche del presente.
Arte, emozione e futuro
L’arte digitale ha già dimostrato come i processi automatici possano creare nuovi linguaggi estetici. La domanda è se la scultura robotica saprà offrire contenuti altrettanto originali, capaci di emozionare e stimolare riflessioni profonde. La mostra veneziana invita proprio a questo: osservare, interrogarsi e immaginare. Non si tratta di decretare la fine della scultura tradizionale, ma di capire come mano e robot possano convivere, dando vita a nuove forme espressive. La scultura umana e transumana segna un passaggio storico, che non si limita alla tecnica, ma tocca il senso stesso dell’arte come esperienza emotiva e culturale. Il futuro dirà se la macchina saprà sostituire l’uomo o se, al contrario, ne diventerà solo uno strumento potenziato. Come scriveva Manzoni, “ai posteri l’ardua sentenza”. Intanto, Venezia ospita un’occasione unica per riflettere sul destino della scultura e, più in generale, sul futuro della creatività umana nell’era digitale.
