Dorothea Röschmann inaugura i Concerti di Canto
TEATRO ALLA SCALA MILANO
La grande liederista canta Schubert, Mahler e Wolf accompagnata al pianoforte
da Malcolm Martineau. La Stagione dei Concerti di Canto prosegue con
Waltraud Meier, Luciana Serra, Ildar Abdrazakov, Piotr Beczala,
Christian Gerhaher e Matthias Goerne.
Milano: Lunedì 11 gennaio 2016 la stagione dei concerti di canto 2016 si apre con una Liederabend del soprano Dorothea Röschmann, accompagnata dal pianista Malcolm Martineau. La Röschmann, che ha fatto parte per molti anni della compagnia della Staatsoper di Berlino, si è affermata come una delle cantanti mozartiane più sensibili ed eleganti degli ultimi anni su palcoscenici come il Covent Garden, la Scala, il Festival di Salisburgo, imponendosi soprattutto come nobilissima e tenera Contessa nelle Nozze, ma ha anche sviluppato una speciale affinità con il repertorio romantico, sia liederistico sia teatrale. Non a caso il debutto scaligero avviene nel 2010 con le Szenen aus Goethes Faust di Schumann con Pinchas Steinberg, cui fanno seguito nel 2012 la Contessa nelle Nozze dirette da Battistoni e Donna Elvira nella ripresa di Don Giovanni diretto da Barenboim, e nel 2013 un memorabile Wunderhorn di Mahler insieme a Matthias Goerne, con la Filarmonica diretta da Daniel Harding.
Il concerto dell’11 gennaio si apre e si chiude con i Mignon Lieder, ovvero le canzoni scritte da Goethe per il personaggio degli Anni di apprendistato di Wilhelm Meister, nelle declinazioni musicali di Franz Schubert e Hugo Wolf, di cui vengono eseguiti anche i Möricke-Lieder. Completano il programma i celebri Fünf Lieder nach Texten von Friedrich Rückert di Mahler.
La Stagione dei Concerti di Canto prosegue il 1° febbraio con il ritorno di Waltraud Meier, indimenticata Isotta e Sieglinde alla Scala, il 2 maggio con un omaggio alla grande Luciana Serra, il 30 maggio con il basso Ildar Abdrazakov caro al pubblico scaligero per i ruoli rossiniani e verdiani sostenuti con Riccardo Muti, il 12 giugno con il tenore Piotr Beczala, già Alfredo nella Traviata diretta da Daniele Gatti. Concludono il calendario due programmi schumanniani affidati alle due più importanti voci di baritono della scena liederistica del nostro tempo: Christian Gerhaher (25 settembre) e Matthias Goerne (28 novembre).
La Stagione dei Concerti di canto è sostenuta da Bank of America – Merrill Lynch.
Recital di Canto 2015~2016
Lunedì 11 gennaio 2016 ~ ore 20
Soprano
DOROTHEA RÖSCHMANN
Pianoforte
MALCOLM MARTINEAU
Franz Schubert
Mignon Lieder
Gesänge aus “Wilhelm Meister”D 877
Heiss mich nicht reden
So lasst mich scheinen
Nur wer die Sehnsucht kennt
Kennst du das Land D 321
Nachtstück D 672
Gustav Mahler
Fünf Lieder nach Texten von Friedrich Rückert
Blicke mir nicht in die Lieder
Ich atmet’ einen linden Duft
Um Mitternacht
Liebst du um Schönheit
Ich bin der Welt abhanden gekommen
Hugo Wolf
Mörike Lieder
Gesang Weylas
An eine Äolsharfe
Erstes Liebeslied eines Mädchens
Denk es, o Seele
Im Frühling
Begegnung
Hugo Wolf
Mignon Lieder
Heiss mich nicht reden
Nur wer die Sehnsucht kennt
So lasst mich scheinen
Kennst du das Land
Prezzi: da 35 a 5,50 euro
Infotel 02 72 00 37 44
La notte, l’amore e la veggenza
di Elisabetta Fava
(dal programma di sala del Teatro alla Scala)
Le pagine goethiane per Mignon, tenera figura sospesa tra infanzia ed età adulta, innocenza e veggenza, sono tra le pagine più amate della liederistica, a cui Schubert, Schumann, Wolf, per citare solo i massimi, dedicarono la loro attenzione. Schubert compose di seguito i quattro Mignon-Lieder, su cui poi, come era solito, tornò più volte con ritocchi, pubblicandoli infine come op. 62 nel 1826 (nel catalogo sono classificati come D877).
Heiss mich nicht reden è l’unica poesia che Mignon nel romanzo non canta, ma recita; Schubert ne tiene conto, tanto che nella sua intonazione questo è, di tutti, il Lied formalmente più libero. Un’illusione di stroficità è data dagli attacchi simmetrici delle singole quartine; a dare conto delle sfumature interne al testo vengono però tante piccole varianti; la cupezza quando si parla della notte, “finstre Nacht”, oppure l’ondata di luce che un accorto gioco armonico rispecchia nella musica dell’ultima strofa.
Il successivo So lasst mich nicht scheinen ha il passo regolare delle preghiere, ma ingentilito e rasserenato; le prime due strofe si specchiano quasi alla lettera nelle ultime due, e miracolosamente i particolari musicali sembrano sempre scavare dentro le parole: l’infossarsi contraltile su “jenes dunkle Haus”, “quell’oscura dimora” (nell’originale è ‘solida dimora’, ‘scuro’ è variante schubertiana); oppure la melodia che sale mentre il testo evoca l’immagine della veduta che si spalanca (“dann öffnet sich er frische Blick”).
Nur wer die Sehnsucht kennt ha una semplicità commovente: per dare l’idea della Sehnsucht, il desiderio senza sbocco, inappagabile, così centrale nel pensiero romantico, Schubert introduce fin da principio due piccoli tocchi armonici inattesi, che gettano un’ombra sul tema. L’agitazione febbrile del capogiro (“Es schwindelt mir”) increspa e accelera l’accompagnamento; ma poi tutto si richiude sul dolore immedicabile della Sehnsucht e il finale riprende alla lettera l’attacco.
Kennst du das Land D321 nasce autonomamente già nel 1815 e sarà pubblicato solo nel 1832, postumo. Qui la struttura è strofica, con una deviazione al minore nell’ultima strofa; dentro ciascuna strofa, la scansione regolare e insieme trepidante della parte iniziale sembra letteralmente mettere le ali nel refrain, “dahin, dahin”, “laggiù, laggiù”, nello slancio del pensiero verso quell’Italia del sole e della bellezza cui allude il testo goethiano.
Nachtstück D672 (1819), su testo dell’amico poeta Mayrhofer,è una specie di ‘canto notturno’ del viandante, in uno scenario simile a quelli del pittore Caspar David Friedrich, con la luna semiappannata dalle nubi e le nebbie che salgono fra le montagne. Dopo un intenso preludio pianistico, che va cercando la sua strada nel registro più grave, la voce si inserisce come inattesa, declamatoria, asciutta: su questo sfondo ecco a un tratto, veramente messo tra virgolette, il canto del viandante, che sgorga fluido e commosso in una melodia memorabile, sopra cui la natura pietosamente si richiuderà, un po’ come nel finale del ciclo Die schöne Müllerin.
Fu nel 1901, una volta congedato l’amato Corno magico del fanciullo, che Gustav Mahler cominciò a interessarsi alle poesie di Friedrich Rückert; il primo gruppo di Lieder (cinque) su testo rückertiano fu eseguito per la prima volta dal baritono Anton Moser a Vienna il 29 gennaio 1905. Vi si alternano accenti abbastanza diversi: Liebst du um Schönheit è un regalo per l’amata Alma, in cui la recitazione si trasfigura in un canto pieno di tenerezza. Blicke mir nicht in die Lieder! conserva ancora il tono burlesco e un po’ riottoso del Corno magico, mentre Um Mitternacht descrive le angosce notturne, velandole con il pudore di una preghiera che alla fine si trasforma in un grido di dolore. Ich atmet’ einen linden Duft è una musica sul profumo, e si scioglie in arabeschi che finiscono per sfiorare la Berceuse di Chopin.; ancor più intenso e idealizzato è Ich bin der Welt abhanden gekommen (di cui echi si sentono nella Quinta Sinfonia, coeva), in cui la realtà intera viene trasfigurata «nel cielo, nell’amore e nel canto».
L’incontro di Hugo Wolf con le poesie di Eduard Mörike è uno dei più fecondi nella storia del Lied: due figure tanto diverse, un prete considerato Biedermeier e un compositore ombroso e bizzarro, si incontrano nel nome di un comune sentire e la musica di Wolf scopre nei testi di Mörike una profondità di senso e di segno che finora neanche la critica aveva avvertito. Come sempre fa, nei suoi ‘innamoramenti’ per un autore, Wolf compone di seguito una cinquantina di poesie prima di fermarsi e passare a un altro autore (che sarà Goethe): le poesie scelte sono in massima parte intrise di un dolore ai limiti dell’incomunicabilità, ma qualche volta anche appassionate, spiritose, sognanti. Sognante è senz’altro Gesang Weyla’s, una poesia collocata nel romanzo Maler Nolten, in cui l’immagine onirica del reame fatato di Orplid si sonorizza in un canto sorretto al pianoforte da lunghi arpeggi, con cambi armonici che lasciano col fiato sospeso per lo stupore. Arpeggi si ritrovano anche in An eine Äolsharfe, ma qui via via si ramificano, si moltiplicano, raggiungono la parte acuta della tastiera proprio come a voler riprodurre il suono fatato delle arpe appese agli alberi e suonate dal vento che passa. Erstes Liebeslied eines Mädchens è un Lied letteralmente bifronte, dove la gioia del primo amore si fonde con trafitture dolorose, date da piccoli urti fra voce e pianoforte. Di queste frizioni interne Wolf è maestro, come mostra anche Denk’ es, o Seele: ritmi allegri di cavalcata si alternano al ritorno del motto iniziale, tutto interrogativo. Im Frühling è un canto tutto implicito, tramato da capo a fondo su microcellule ricorrenti, quasi ipnotiche; mentre Begegnung freme di una gioia incontenibile e febbrile, quella di due innamorati che volano uno nelle braccia dell’altro.
Nel volgersi a Goethe, tra la fine del 1888 e il 1889, Wolf è ormai un artista nel pieno della sua forza creativa: dei Mignon-Lieder, i primi tre sono pensati in ideale continuità: più declamatorio il primo, dove il tema si riduce a due sole note, il motivo del lamento; ingabbiato su frammenti ripetuti è il canto sulla Sehnsucht, tutto sospeso e interrogativo; animato dal moto in sincopi del pianoforte, il terzo non pone più al centro la luce e la trasfigurazione come in Schubert, ma il dolore che brucia nel presente. A sé stante, e fra i capolavori dell’intera letteratura liederistica, è Kennst du das Land, dove lo slancio melodico, la novità armonica e l’intelligenza della declamazione trovano un equilibrio sovrano in una pagina di rara bellezza.