Il grande ritorno di “Cinema Cielo”, del maestro del teatro contemporaneo Danio Manfredini
La Stagione teatrale curata dall’Associazione Culturale Gli Scarti di La Spezia al Teatro degli Impavidi a Sarzana anche quest’anno è di grande qualità. Non a caso l’anno scorso ha vinto il premio UBU come una delle migliori Stagioni Teatrali d’Italia. Nei giorni scorsi abbiamo visto l’intramontabile lavoro di Danio Manfredini: Cinema Cielo. Dopo oltre vent’anni ha saputo ancora emozionare il pubblico numeroso presente in sala. Un cinema a luci rosse in cui sostano e transitano dei personaggi intrisi di solitudine.
Il suo modo di stare in scena fa appello a una capacità del movimento proprio della danza ma anche di un teatro che addensa parola e spazio, visione e gesto. Deambulanti e disponibili, frequentatori di luoghi d’abbordaggio come in questo Cinema Cielo. Così come di stanze di ospedali psichiatrici. I suoi personaggi sembrano sempre in bilico tra la follia e la normalità. “Idioti” dostoevskiani che rivivono in monologhi commoventi e duri fatti di buio, ricordi, segreterie telefoniche, disillusioni, canzoni smozzicate, profonda solitudine.
Cinema Cielo di Danio Manfredini è una sorta di Classe Morta di Kantor a luci rosse, un teatro della memoria e della devianza, una danza della morte e della perversione. Ma come in tutti i suoi spettacoli precedenti, è sempre attraversato dall’ironia e da un sentimento di umana pietà che accomuna i personaggi, gli attori e gli spettatori, tutti ugualmente mostruosi e umani.
Il Cinema Cielo, a luci rosse
il Cinema Cielo è un cinema milanese che non esiste più dopo l’avvento delle videocassette e dei club privè e ora dai siti porno che imperano nel web.
Stanno proiettando una pellicola porno, tratta dal romanzo di Jean Genet Nostra signora dei fiori. Ma noi spettatori, sistemati esattamente lì dove dovrebbe esserci lo schermo, di quel film sentiamo solo le battute, sprazzi di dialogo, e il rumore della pioggia che cade.
Di fronte a noi il palcoscenico è occupato dalla sgangherata e polverosa platea del cinema con le sue file di poltroncine sbilenche, i frequentatissimi cessi sulla destra e sullo sfondo, oltre le tende di velluto, verso la luce della strada, il foyer con le sue stralunate e divertentissime cassiere.
Assistiamo a una implacabile carrellata di personaggi devastati dalla loro solitudine in cerca di sesso. Compreso il marito che telefona alla moglie: “sono giù a mettere ordine in cantina, tra mezz’ora salgo” e s’infila nel cesso…
É un’umanità eccentrica e meticcia, un variegato circo di ossessioni dove il Cristo è un’acrobata sui trampoli che allarga le braccia. É fatta di manichini immobili al loro posto oppure trainati, come negli spettacoli di Kantor, da piccoli carrelli.
Ed è fatta naturalmente di esseri umani, infoiati dal meccanismo ripetitivo della perversione, della coazione a ripetere, della forma che fissa e pietrifica il desiderio. Burattini spesso più ridicoli che scandalosi, deboli e fragili come tutti noi non appena liberi dall’ossessione della normalità.
Ma poi alla fine di questo canto della diversità, dell’amore e della morte, c’é anche, seppure eccessivamente sottolineato nel finale, il sospetto che tutti questi rimandi a qualcos’altro, a una realtà più terribile e segreta, che non sappiamo dire, e men che meno definire, ma di cui sentiamo l’oscura potenza non appena ci abbandoniamo a noi stessi.
Nel 2023 il quarto Premio UBU
Cinema Cielo grazie anche ai suoi bravissimi attori Patrizia Airoldi, Vincenzo del Prete e Giuseppe Semeraro e Manfredini stesso, diventa così una lancinante meditazione sulla natura umana, sulla sua fragilità, sulla possibilità di trovare la poesia dentro e oltre la pornografia. C’è la bellezza e il degrado dei corpi che si accoppiano nello squallore del cinema. C’è un’ironia e una autoironia, di fondo, che sdrammatizzano e riportano ogni comportamento a una dimensione semplicemente umana.
Di Danio Manfredini, tra le voci più intense del teatro contemporaneo, ricordiamo
- la desolazione universale descritta ne La Crociata dei Bambini (1984)
- come quella più privata e intima di Miracolo della Rosa (1988) Premio UBU 1989,
- per approdare infine alla compiutezza di Al Presente (1998) racconto di sé e schizofrenia che si materializzano in una straordinaria partitura scenica, giustamente premiata nel ’99 con l’UBU per la miglior interpretazione dell’anno.
E Cinema Cielo è il terzo Premio UBU 2004 alla regia che Manfredini, uno dei maestri del teatro contemporaneo ha ottenuto. Nel 2023 riceve giustamente il quarto Premio UBU alla Carriera e il Premio della Critica dall’Associazione Nazionale Critici di Teatro (ANCT).
Cinema Cielo sarà al Teatro Menotti di Milano dal 13 al 16 marzo.
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