Nel Blu… Continua con successo il prezioso lavoro teatrale di Massimo Perrotta, da sempre caratterizzato dalla sua personale storia di uomo del sud con quella di autori mitici sempre del suo amato Sud.
Come quello di Domenico Modugno su cui è incentrato il suo ultimo lavoro che lui ha chiamato Nel Blu – avere tra le braccia tanta felicità. Una sorta di concerto con una band che lo accompagna tutto il tempo, in cui lui racconta la sua iniziale voglia di “fare l’attore” e si ritrova, dopo pochi anni, a insegnare a tutto il mondo a “volare”.
“Nel Blu dipinto di Blu“
La canzone che ha reso celebre in tutto il mondo questo cantante pugliese, inizialmente non volevano fargliela cantare. Lui ha voluto comunque portarla a Sanremo e da lì è decollata come la melodia più amata da tutti. Compresi i carcerati multietnici del Teatro dell’Arca, all’interno della casa circondariale di Marassi di Genova, dove Perrotta ha voluto portare in anteprima il suo lavoro pochi giorni prima del debutto ufficiale al Teatro Storchi di Modena e poi in tournée in varie parti d’Italia compresa Bologna e Milano.
Racconta Perrotta che c’è stato un momento in cui il nostro Paese – e una gran parte del mondo – è apparso felice. Sono gli anni a cavallo del 1958, gli anni subito prima e subito dopo l’inizio del boom economico. La gente era – o sembrava – felice, carica di futuro negli occhi. E se c’è un uomo che incarna tutto questo nel suo corpo, se c’è uno che con la sua voce, con la spinta vitale che ha abitato ogni suo passo, rappresenta appieno quegli anni, quest’uomo è Domenico Modugno.
Con una sola canzone rende l’intero Occidente felice di esistere
Eppure lui sapeva di lavorare sull’effimero, sull’impalpabile ma, nonostante tutto, si ostinava a crederci: «Io voglio cantare la felicità. Anche se non esiste, mi voglio illudere che esista, devo credere che esista». E lo fa con ostinazione, con tormento interiore, ma fino in fondo.
Un racconto di un’esistenza guascona e testarda in cui i musicisti/compositori con me sul palco (gli affiatatissimi Vanni Cruciani, Massimo Marches, Giuseppe Franchelucci) sono l’altra voce di Domenico Modugno, quella voce che le parole non riescono e non possono rappresentare.
Emozionante il modo in cui Mario Perrotta ci ha fatto rivivere questi momenti. Cantando in prima persona tutto il tempo e facendosi accompagnare dal suo team.
Pensando come in genere invece i nostri registi, scrittori cantautori faticano assai per trovare e raccontare, come si dice, un loro mondo, perché faticano assai a trovare il mondo. Lui invece ci riesce e ci coinvolge efficacemente. E la sua comunicazione, se c’è come nei lavori di Perrotta, qui non è affatto un dovere. Se c’è è perché nasce come aggiunta e grazia che la ricerca dell’artista ha per dono e “sovrappiù”.
Perrotta appartiene a quella nuova corrente teatrale meridionale più disordinata che ha dalla sua, con la giovinezza e con la possibilità di rubare dalla generazione precedente suggerimenti di altissimo livello. Con essa il confronto non appare faticoso e brutale, non è di rivalità ma appunto di fratellanza.
Mario Perrotta: la qualità
Ad affascinare e attrarre nei lavori di Perrotta è l’aspetto nomade, piuttosto anarchico, nei limiti in cui questa società si riesce ad essere anarchici senza gli equivoci del ribellismo sottoculturale e fortunatamente effimera, ma tutto questo sarebbe soltanto un simpatico fenomeno di resistenza sociale all’omologazione – e infatti spesso così è, nelle miriadi di gruppi vaganti senz’arte e senza quella leggerezza che solo è data da un denso peso interno: non è artista chi vuole! non è lieve chi vuole! – se non ci fosse “la qualità”.
E in Mario Perrotta la qualità la ritroviamo con piacere abbondantemente. Lo dimostrano i calorosi lunghissimi applausi finali.
La grande cultura del suo lavoro è letteraria e figurativa, è filosofica e musicale e non solo teatrale. È frutto di una curiosità che sembra mancare ad altre arti, e di un desiderio-bisogno di confrontarsi con altri luoghi e storie dell’espressione. In attesa di vedere un suo nuovo lavoro teatrale lo ringraziamo di averci donato questo piacevolissimo ritratto teatrale della indimenticabile figura di Domenico Modugno.
Prossimo appuntamento
Dopo il grande successo avuto a Modena, Grosseto, Milano e a Gardone Val Trompia (BS) Nel Blu – avere tra le braccia tanta felicità sarà a Magliano Sabina (RI) il 30 marzo.
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
Puoi seguire qui le ultime recensioni di Sergio Buttiglieri:
- Nel blu, uno spettacolo di e con Mario Perrotta
- Cinema Cielo: il teatro d’autore e i cinema a luci rosse
- Evgenij Onegin al Teatro alla Scala
- Il Barbiere di Siviglia al Teatro Regio di Parma
- Parenti Terribili di Jean Cocteau al Goldoni di Venezia
- “Rigoletto”: debutto al Teatro La Fenice della Serenissima
- La Walkiria (Die Walküre) di Wagner al Teatro alla Scala
- Giulio Cesare di Händel al Teatro Comunale di Piacenza
- Il Don Carlo al Teatro San Carlo di Napoli
- L’Avaro di Molière al Teatro Comunale di Pietrasanta
- Giovanna d’Arco al Teatro Regio di Parma
- Capitolo Due: Neil Simon al Teatro Fabbricone di Prato
- Falstaff di Giuseppe Verdi al Teatro alla Scala
- Romeo e Giulietta al Teatro La Fenice di Venezia
- La Traviata in scena al Teatro Carlo Felice di Genova
- La Forza del Destino di Verdi incanta il pubblico alla Scala
- Madama Butterfly: applausi a scena aperta al Teatro di Piacenza
- Il Cappello di Paglia di Firenze
- Rusalka di Antonin Dvorak al Teatro di San Carlo di Napoli
- La Traviata: lunghi applausi alla Fenice di Venezia
- Massimo Popolizio: monologo dedicato a Giacomo Matteotti
al Teatro Eleonora Duse - La Vegetariana di Han Kang – prima assoluta a Bologna
- Un Ballo in maschera a Busseto
- Festival Orizzonti Verticali a San Gimignano, XII Edizione
- “Pessoa, Since I’ve been me”. Regia di Robert Wilson
al Teatro della Pergola di Firenze - “Giorni felici” al Piccolo Teatro Grassi di Milano
- I Vespri Siciliani di Giuseppe Verdi al Teatro San Carlo
- “Il barbiere di Siviglia” al Teatro Regio di Parma
- Alla Scala l’ultima replica del Don Carlo