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Non è mia intenzione offrire a chi legge un qualcosa di natura politica, mi voglio limitare ad esporre dei dati freddi e oggettivi come solo i numeri sanno essere e offrire quindi elementi di una riflessione di natura sociologica che possa assicurare una chiave di lettura realmente asettica.

Partiamo con i dati molto tristi rilevati dall’ISTAT che ci riferisce che nel 2020 la povertà assoluta raggiunge il livello più elevato: una condizione in cui si trovano poco più di due milioni di famiglie (7,7% del totale) e oltre 5,6 milioni di individui (9,4%). Sempre l’Istituto Nazionale di Statistica spiega che dopo il miglioramento del 2019, nell’anno della pandemia la povertà assoluta aumenta raggiungendo il livello più elevato dal 2005.

Partendo da questi dati non possiamo non andare a vedere come questo sia possibile e quindi quanti siano gli “inattivi”. Secondo la testata giornalistica di datajournalism truenumbers.it, gli inattivi in Italia sono in aumento. Si badi bene non si parla di un aumento della disoccupazione, bensì delle persone non impegnate nella ricerca di lavoro. Vi è infatti una differenza tra disoccupati e inattivi, ed è data dal fatto che i primi sono alla ricerca attiva di un’occupazione, mentre i secondi non fanno nulla per cambiare il proprio stato di non-lavoratori. Ad oggi gli inattivi sono 34 milioni dei circa 60 milioni e 279 mila residenti, coloro che lavorano sono 23 milioni e 400mila, ovvero solo il 38,8%. Il dato più inquietante che emerge da tale ricerca è che, tolti i minori di 15 o i maggiori di 64 anni, residuano in età lavorativa 13 milioni e 246 mila persone, rappresentanti quindi il 22% e che pur in età lavorativa non hanno un lavoro né cercano di occuparsi.

Fa però riflettere che la Federazione Italiana Pubblici Esercizi che ha lamentato per tutto il territorio italiano la mancanza di camerieri, cuochi e lavoratori stagionali nel settore dell’ospitalità del turismo nell’ordine delle centinaia di migliaia. Se poi si pensa che, secondo il bollettino mensile del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal emerge che sono oltre 560 mila le opportunità offerte dalle imprese a giugno 2021. Il dato sale a quasi 1,3 milioni avendo come orizzonte il solo trimestre giugno-agosto. Peraltro secondo le stime la ricerca di personale dovrebbe superare nel corso di quest’anno anche quella registrata nel 2019, in epoca pre-Covid. Industria, manifatturiero con alimentare, metalmeccanica ed elettronica e servizi con turismo e commercio e poi costruzioni risultano essere i settori trainanti.

Poi però l’Osservatorio dell’INPS ci riferisce che è tornato a crescere il numero dei nuclei familiari che hanno usufruito del reddito di cittadinanza o della pensione di cittadinanza infatti nel mese di marzo 2021 sono state poco più di un milione le famiglie che hanno percepito il reddito, mentre i percettori della pensione di cittadinanza sono circa 1,1 milioni di famiglie, pari a 2,6 milioni di persone coinvolte di cui 662 mila minorenni e che quindi in relazione al primo trimestre del 2021, sono 1,5 milioni i nuclei che hanno percepito almeno una mensilità di reddito o pensione di cittadinanza, pari a 3,4 milioni di persone.

Avv. Antonello Martinez

Prof. Avv. Antonello Martinez
Studio Legale Associato
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Milano – Via Archimede n° 56
www.martinez-novebaci.it

Tratto da
Milano 24orenews italiadagustare Settembre 2021
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